Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <594>
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Alberto Aquarone
Non era da meno il Solari, vescovo di Noli,1) che malinconicamente accennava alla deformità morale de' princìpi che portano presentemente molti saputelli a lodare la democrazia francese, e le tristi conseguenze che se ne possono temere ,a) e che nell'awicinarsi dei Francesi non riu­sciva a vedere che una minaccia apocalittica a tutto l'ordine civile:
Tutta la discrezione da' Francesi mostrata finora ne* paesi della Riviera ove sono entrati, non basta a calmare l'inquietudine di chi è avverso alle terri-
qnella cioè di avere aperto la strada, mediante la deformazione dei veri e sani princìpi del catiolicesiino, all'attacco contro l'ordine politico stabilito e contro la monarchia assoluta.
La tesi che una delle principali cause della Rivoluzione fossero le persecuzioni dì cai erano state vittime i giansenisti di Francia si ritrova in una lettera di mons. Nicolò Sciarelli, vescovo di Colle, il quale, consigliato dal Ricci, suo amico, e compagno di lotte, di leggere un libro francese da poco pubblicato, la Captività de Babilone, così gli scrìveva in risposta, il 28 dicembre 1793: Lo leggerei volentieri per. ricavarne quel vantaggio ch'ella crede molto adatto alle presenti luttuose circostanze per mio conforto; per quello peraltro che ne ricavo nel leggerne la storia nella S. Scrittura, posso dire ancor io che più che si stadia una tale schiavitù, più si scorgono i tratti dì rassomiglianza con l'orribile rivoluzione, che a questi giorni ha pervertito tutta la Francia, un regno una volta sì florido e fecondo di tanti santi. I delitti della Nazione ebrea erano giunti al colmo per parte dei pontefici, dei sacerdoti, dei magistrati, dei nobili e del popolo abbandonato dai propri pastori. I mali e i peccati della Francia erano pervenuti all'estremo, al principio della rivo­luzione, e ninna potenza umana poteva ripararli: le persecuzioni, gli csilii, i massacri fatti sottrile ai tanti confessori di Porto Reale e ai loro segnaci gridava vendetta al cospetto di Dio e al trono dell'Agnello contro questo pervertito regno delle anticristiane massime dei Gesuiti: Vindico, Domine, sanguinari sanctorum tuorum qui effusus est, esclamavano al Cielo quelle anime avventurate, e il Signore le ha esaudite, ed ha, con un ultimo castigo, e il più terribile, accecata tutta quella Nazione (N. RoDOiaCO, Gii amici e i tempi di Scipione dei Ricci, cit., pp. 161162).
Il Solari, invece, se hi prendeva, in una sua lettera a Eustachio Degola del 18 giu­gno 1794, con coloro che attribuivano la causa dei mali di cui soffriva la Francia all'ecces­siva indulgenza verso i giansenisti ed al poco ossequio prestato alle pretese pontificie: Il timore è l'antica sorgente della superstizione. I profughi vescovi dì Francia credono te terribili calamità di quella nazione essere un gastigo dell'indulgenza usata agli appel­lanti per non aver aggiorno il supplizio del fuoco alle tante vessazioni colle quali sono stati perseguitati. Li curiali romani trovano i motivi dell'uà di Dio nelle leggi de' sovrani che hanno fatto seccare qualche provento, onde tirava alimento la loro insaziabile ingordigia. I sovrani scossi da' colpi del flagello, persuasi da un sentimento giusto di religione, che se­condo il corso ordinario della provvidenza anche i temporali disastri sono pena del peccato; sforniti d'altronde d'istruzione per conoscere i peggiori disordini morali che deformano i costami del popolo cristiano ed i mali e le piaghe che guastano e rendono macilente l'aspetto della sposa dell'agnello, possono facilmente da direttori ignoranti, o maliziosi venir tirati ad attribuire a false ragioni li presenti guai ed a pensare che per placare la collera dell'onnipotente bisogna soddisfare alle querele del sommo pontefice disgustato per qualche differenza di temporale interesse e di pretensioni contrastate a di lui esattoti (E. ComcNOLA, Carteggi dì-giansenisti liguri, '., voi. IT, p. 693).
') Sul Solari cfr. E. Conxcivor.A, Carteggi di giansenisti liguri, eii., voi. I, pp. CIX-CXIV".
2) Lettera a Eustachio Degola del 1" giugno 1793, in A. DE GUBEHNÀTIS, Eustachio Degola, il clero costituzionale e la conversione dello famiglia Manzoni. Spogli da un carteggio inedito. Firenze, 1882, p. 159,
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