Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <597>
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Giansenismo italiano e Rivoluzioni' francese 597
dovuto restare insensibile alle travolgenti vicende della Rivoluzione fran­cese e non lasciarsi portare, di fronte ad esse, ad una maggiore focosità ed intransigenza? Ma che fossero parole ipocrite, non corrispondenti al suo effettivo stato d'animo, alle sue concezioni politiche fondamentali, resta ancora da dimostrarsi.
Vi era però un aspetto dell'opera intrapresa dai rivoluzionari francesi che ad una parte almeno dei giansenisti poteva riuscire cara e degna di imitazione: le riforme ecclesiastiche che culminarono con la confisca dei beni della Chiesa e con la costituzione civile del clero.
Fin dalla seconda metà del 1789 alcuni corrispondenti da Roma dei giansenisti toscani si affrettarono a riferire, non senza compiacimento, lo sconcerto provocato negli ambienti della Curia dalle prime avvisaglie della politica ecclesiastica dell'Assemblea Nazionale ed a mettere in rilievo come tale politica avrebbe potuto con ogni probabilità condurre ad una vasta riforma della Chiesa tutta, secondo le linee direttrici cui si ispiravano i giansenisti. H 3 agosto scriveva a Scipione de* Ricci Luigi Gianni, fra­tello del ministro granducale a Roma:
I Francesi vanno alla radice della piaga, e ne danno tuia efficace e spedita prova per imitargli; le ricchezze tolte al clero lo preparano alla dottrina e alla santità del costume; frati e monache non d'altro provvisti che di una semplice pensione che ne assicura la distruzione. Roma tace e tacerà sempre contro i fatti più risoluti e clamorosi; utinam che altri sovrani facciano ristessa salutare opera-adone! Avvilimenti, pianti e deliqui han prodotto le ultime lettere di Parigi nei ricchi beneficiati e pensionati francesi e non francesi . ' '
E poco dopo, in un'altra lettera del 16 agosto sempre indirizzata al Ricci, gongolava:
Qui temono che dalla Francia non verrà più un baiocco a Roma; per ora si dice manchi il semestre a tutti i beneficiati, non esclusi cardinali e prelati. Il sentimento poi di pochi, ai quali mi unisco volentieri, si è lo sperare un vero e costante bene in conseguenza del temporaneo sconvolgimento, cioè distrutto l'ingiusto governo feudale e rivendicata la libertà alla chiesa di Francia, toltale già dal fiorentino papa e da Francesco I .a)
E ancora, in una lettera del 27 agosto:
Non gazzette, ma una lettera ottima, assicura una radicai riforma, che sarà fatta sul clero di Francia regolare e secolare, la quale contribuirà a fare risorgere il buon costume e la dottrina nel medesimo tempo, con sgravarlo delle ricchezze superflue *'?
*) N. Hooouco, Gli amici e i tempi di Scipione dei Ricci, di., p. 124. a) N. RODOI.ICO, Gli amici e i tempi di Scipione dei Ricci, cit., p. 125. *) N. Aoooiiico, Gli amici e i tempi di Scipione dei Ricci, cit, p. 125.