Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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598
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598 Albert Aqu arane
Sentimenti analoghi manifestava pure un giansenista per la pelle, quel Regiitahlo Tanzini ch'era stato autore della Istoria dell'Assemblea degli arcivescovi e vescovi della Toscana, il quale da Roma, ove si trovava come segretario presso la legazione del granduca, così scriveva al Ricci in data 18 novembre 1789:
Le nuove di Francia sgomentano queste sanguisughe romane. Il paese è confuso sulla mozione del vescovo d'Autun, analoga ai principi toscani. Parlano all'orecchio che l'incamerazionc dei beni ecclesiastici va avanti, e non hanno da consolarsi con altro, che col dire che la risoluzione non sarà presa nei termini proposti da quel prelato . *)
E il 19 luglio 1791, in altra sua lettera al Ricci, Tanzini riferiva sarcastico:
Qua non si parla che della Francia. L'affare scotta terribilmente, sempre, sempre nell'unica vista della perdita o del ritorno della Dateria. Se lei sentisse i progetti che fanno fino le persone che scroccano il nome di sensate, ne resterebbe stordito. Ci fu un grave avvocato che propose di affamarla assediandola ai confini. Gli fu domandato se credeva vi nascesse il grano . *)
Finché si trattava di procedere all' incameramento dei beni ecclesiastici, allo scioglimento degli ordini religiosi regolari, alla riaffermazione dell'autonomia vescovile da Roma, era del tutto naturale che la politica ecclesiastica dell'Assemblea Nazionale non potesse tornare sgradita ai giansenisti italiani, che di tali riforme erano sempre stati risoluti fautori, riuscendo ad attuarle in piccola parte in Toscana, con l'aiuto del granduca Leopoldo. Né si può scordare che uno dei principali motivi dell'impopolarità di Scipione de' Ricci era stata proprio la sua opera in favore del passaggio sotto l'amministrazione statale dei patrimoni ecclesiastici delle varie diocesi, opera che evidentemente aveva cozzato contro l'aspra resistenza di una robusta coalizione di tutti i numerosissimi interessi lesi, così come numerosi erano stati gli interessi lesi dal riordinamento economico della sua diocesi da lui effettuato allo scopo, secondo le sue parole, di rimettere le cose come erano in più felici tempi del Cristianesimo, vale a dire, di ammassare e riunire insieme i beni dispersi e formare un solo tesoro ed una cassa comune , dalla quale si potesse con giusta misura e distribuzione supplire alla decorosa ed onesta sussistenza del clero e
*) N. Ronocrco, Gli amici * i tempi di Scipione dei Ricci, cit., p. 129. Sul Tanzini cfr. la nota biografica in E. CODIONOI.A, Carteggi di giansenisti liguri, cif.t voi. I, pp. 408-409.
2) N. RODOMCO, Gli amici e i tempi di Scipione dei li irci, cit p. ISO.