Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <602>
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602 Alberto Atpiarom
canoni già noti per altro abbastanza e ammessi da tatti: 1 Glie la salute del popo­lo è la suprema legge, siccome nello Stato* così molto più nella Chiesa; 2 Che il sistema della gerarchia esteriore stabilito dai Canoni della Chiesa deve conside­rarsi come sospeso quando lo esige il bene del popolo, e deve allora ogni ministro della Chiesa far uso della originaria illimitata potestà. ')
Era abbastanza naturale, del resto, che proprio quei giansenisti che. si erano più. direttamente impegnati nella battaglia grarisdizionalista contro-la Santa Sede, prendendo parte attiva alla lotta nei rispettivi Stati, si dimostrassero i più apertamente favorevoli alla costituzione civile del clero e ne prendessero con maggior vigore le difese, in quanto scorgevano in essa proprio la più completa attuazione possibile, nelle circostanze attua­li della politica ecclesiastica che essi stessi avevano tentato di far trionfare Così, piena adesione al nuovo ordinamento ecclesiastico introdotto dal­l'Assemblea Nazionale francese espresse da Napoli l'abate Troisi, amico ed ammiratore focoso del Ricci, il quale nel 1788 e 1789 aveva contribuita con vari scritti anonimi alle polemiche antiromane che nel Regno avevano avuto rigoglioso sviluppo in conseguenza della soppressione dell'omaggio della cbinea e della controversia sulle sedi vescovili e che in una lettera all'abate Mouton, redattore da Utrecht delle Nouvelles ecclésiastiques, motivò diffusamente la sua presa di posizione in materia, asserendo a mo' di conclusione che la sostanza e il fondo della Costituzione, che regola gli affari del Clero, è degna dell'opera di un Concilio di tutta la Chiesa . a>
Ma in molti altri giansenisti prevalse, oltre alla ripugnanza per la Rivoluzione e le sue realizzazioni, l'orrore dello scisma, sempre vivissimo in essi più ancora che nei confratelli di Francia,3 un orrore già adom­brato, del resto, nel passo dianzi citato degli Annali ecclesiastici, e che li portò o a non prender posizione alcuna verso la costituzione civile del clero e la questione dei vescovi giurati, o a manifestare in proposito la loro ostilità più o meno decisa ed esplicita.
*) Sul concetto che anche hi materia di religione valeva il principio fondamentale saltts populi suprema lex aveva insistito in modo particolare il Cestari nel suo Lo spirito (iella giuriwlizioa ecclesiastica; cit.
*l Sol Troiai efc'r. sopra tutto P. SPOSATO, Orientamenti giansenistici nella vita e nel pensiero dell'abate Vincenzo Traisi, in Arclùuìo storico per le provincia napoletane, 1955,. pp. 2Ìn~262.6to.jivaioB. CROCE, La vita religiosa tu Nàpoli nel Settecento, cìi.,p-p. 142-150 e 152-154* Lo Sposato dà un accurato elenco degli scrìtti del Troiai in occasione delle polemiche giurìsdbwtmuliste del 17881789. L'abate napoletano, che fu tra i giansenisti elio mandarono la loro lettera di comunione con la chiesa di Utrecht, prese parte attiva alla repubblica partenopea e nel 1799 fini sul patibolo, vittima della reazione borbonica. La lettera sopra citala, del 7 novembre 1793, è in parte riportata nello studio dello Spo­sato* a p. 243.
') Su questo orrore per io scisma dei giansenisti cCrv 3 linyirFrN La vita religiosa di Alessandro Monsoni, eit., voi. li(: pp. 450 e gg.