Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <605>
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Giansenismo italiano e Rivoluzione francese 605
nella società civile, i giansenisti, nel momento ciuciale della Rivoluzione di Francia, vennero a trovarsi profondamente divisi, prim'ancora che il problema dell'atteggiamento da prendere nei confronti dei nuovi ordina­menti politici sorti in conseguenza dell'invasione francese provocasse fra di loro nuove e ancor più. gravi crisi. Certo, ai giansenisti che vi erano ostili, non era tanto il contenuto specifico della costituzione civile del clero che ripugnava, quanto il modo in cui aveva visto la luce e veniva attuata, le .generali circostanze politiche cui essa era intimamente legata. Essi, che non avevano esitato e non avrebbero esitato ad attuare il loro program-ma di politica ecclesiastica sotto la guida e per mezzo della monarchia assoluta, anche se più o meno illuminata, solo in parte, e probabilmente neppure nella loro maggior parte, *) vollero accettarne la realizzazione ad opera di un'assemblea rivoluzionaria, che andava sconvolgendo l'antico equilibrio politico, i tradizionali vincoli sociali. E del resto, quando si pensi al carattere sempre più decisamente acattolico e anticattolico che la rivoluzione andò assumendo negli anni che seguirono l'entrata in vigore della costituzione civile del clero, ciò non può far meraviglia. L'adesione ai principi democratici ed ai nuovi ordinamenti politici di cui la Francia repubblicana si era fatta banditrice venne, da parte dei giansenisti italiani, quando pur venne, solo a cose fatte, quando i regimi cosi detti giacobini erano stati instaurati grazie all'intervento degli eserciti francesi. Il caso di un Cestari, fin dal 1794 implicato della congiura giacobina di Napoli, e che all'attiva partecipazione al nuovo regime democratico, che doveva costargli la vita, arrivò attraverso il carcere, aveva valore di eccezione, non certo di regola. Di norma, quando ciò avvenne, fu la democrazia giacobina ad andare ai giansenisti, non furono i giansenisti ad andare alla democrazia giacobina. Fu la forza dei fatti, più che il naturale sviluppo logico delle idee, a portare intorno agli alberi della libertà la maggior parte dei giansenisti che andarono a prestarvi omaggio. E se un Tanzini ed un Alpruni*) abbracciarono con entusiasmo il partito del più acceso giaco
J) Purtroppo, non esiste per i giansenisti italiani uno studio analogo a quello più sopra citato del Préclin, che tenti di fare una specie di censimento dei giansenisti che si dichiararono favorevoli alla costituzione civile del olerò e di quelli che assunsero invece un atteggiamento decisamente ostile nei suoi confronti. Del resto, un tale censimento presenterebbe delle notevoli difficolta pratiche,' in quanto, a quel che risolta almeno dallo stato attuale delle fonti, molti giansenisti non si espressero chiaramente al riguardo, e per l'Italia manca, infine, quello che è lo strumento primo per determinare Patteggiamento effettivo verso la costituzione civile: il giuramento.
2) SulTAlpruui cfr. ora-la voce relativa, a cura di M. ROSA, nel Dizionario biografino degli Italiani, voi. II, Roma, I960. Dopo aver fatto parte della municipalità di Pavia, PAJprnni divenne membro, nel 1797, del Gran Consiglio del dipartimento del Ticino, alla cui attività partecipò assiduamente.