Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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Alberto Abitarono
biniamo, Zola e Tamburini, il terror dei romani , ') conservarono un atteggiamento estremamente cauto, pur accettando dagl'invasori l'invito a tornare all'insegnamento nell'università di Pavia, un comportamento sostanzialmente altrettanto circospetto tenne De Vecchi, e Palmieri si ritirò sbuffando a far parte per se stesso, non senza aver prima ironizzato sulla festa organizzata dalla municipalità di Pavia in occasione della riapertura dell'ateneo e sui ditirambi alla libertà eie in cruelToccasione piovvero abbondanti2) Per non parlare di chi, come Pujati, al nuovo stato di cose si mantenne irriducibilmente avverso, continuando ad inveire contro la detestabile rivoluzione e la canaglia di demagoghi . *)
Il giansenismo, ha affermato il Savio, fu il più. valido alleato che abbia avuto il principio democratico: la democrazia è al fondo dell'anima giansenista .4) Negli scritti e nella condotta dei giansenisti, o della stragrande maggioranza di essi, prima dell'invasione francese, c'è poco o nulla che possa convalidare una cosi recisa affermazione, e lo stesso Savio, del resto, fa poi riferimento, a riprova del suo assunto, prevalentemente all'atteggiamento dei giansenisti dopo la nascita dei regimi giacobini. Il più delle volte, l'adesione ai nuovi ordinamenti politici rivoluzionari, Quando non fu dettata da semplice timore 0 da ragioni di mero opportunismo,5)1 ebbe un valore essenzialmente strumentale, ben più ancora di quanto
=/ Scriveva Palmieri a Scipione de' Ricci, da Pavia, in data 23 dicembre 1791, circa le manifestazioni degli studenti in onore di Tamburini, che era venato a scadere dalla carica di rettore: Vennero in seguito li scolari in numero grandissimo a fare i complimenti a Tamburini con numerosa banda di istramenìi militari e gridando con entusiasmo Viva Tamburini terror de Romani. In qualche altro luogo questa buonissima gioventù sarebbe stata considerata come eretica. E. CODIGNOIA, Carteggi di giansenisti liguri, cit., voi. li,, p. 31L
2) Cfr. in proposito la sua lettera a Scipione de* Ricci in data 25 ottobre 1796 in E. CODICNOLA, Carteggi di giansenisti liguri, cit., voi. II, pp. 479-480. A proposito della festa della municipalità, Palmieri osservava: Io so questo per relazione, poiché prevedendo quanto si è avvenuto e non ricordando di essere mai stato schiavo, per desiderare di essere libero ho preso quella risoluzione che mi pareva conveniente al mio modo di pensare ed alla mia onoratezza che sa che le ingiurie sono condannate anche da Mgr. della Casa. Partii perciò la stessa mattina di buonissima ora dalla città e venni in campagna dòpo avere spedito a Milano, e lasciato anche a Pavia il mio atto di dimissione dalla cattedra. Senza condannare né il sistema attuale, né il modo di pensare degli altri, io desidero di esser tranquillo, e di non dovermi mai arossire della mia condotta con effervescenze poco misurate.
*) Cfr. E. GODICNOJCA, Carteggi di giansenisti liguri, cit., voi. I, pp. C-CI.
*) P. SAVIO, Devozione dì Mgr. Adeodato Turchi, cit., p. 111.
*/ Ha osservato in proposito, forse un pò troppo severamente, lo Jemolo: E per la più parte degli adattamenti al nuovo regime la spiegazione non va cercata nel lavorio esercitato sugli animi dal giansenismo, ma ridia viltà die induceva indistintamente a propiziarsi i nuovi padroni cosi vescovi e prclnti che avevano simpatizzato per la opposizione verso il papato, come ecclesiastici che avevano por l'innanzi appartenuto alle scuoio cu-rialistc. (A.C. JEMOLO,Stato e Chiesa negli scrittori del Seicento e del Settecento, cit.,p. 30.