Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
<
1962
>
pagina
<
607
>
Giansenismo italiano e Rivoluzione francese 607
l'avesse avuta la precedente alleanza con l'assolutismo giurisdizionalìsta e vagamente riformatore: una volta arrestatosi, come contraccolpo della Rivoluzione francese, l'impulso dei principi verso una politica ecclesiastica che coincideva in notevole misura con il programma di riforma dei giansenisti, questi, o almeno parte di questi, sperarono di poter ottenere la realizzazione di quel programma dai nuovi regimi. Ma ciò che maggiormente li attirava in questi ultimi, non era tanto il loro particolare colore politico, quanto il fatto di aver sostituito quelli antichi, di essere diventati essi il braccio secolare senza il quale non c'era nessuna speranza di riforma nel campo religioso e politico-ecclesiastico. Passerin d'Entrèves ha osservato che non è eccessivo parlare di una * politica democratica ' innestata tutt'a un tratto, e con insospettato fervore, sulle tradizionali premesse teologiche-morali rigoriste, da non pochi fra gli esponenti del giansenismo italiano . *) Ma si è anche affrettato ad aggiungere, giustamente, che la politica democratica dei giansenisti italiani è in qualche modo un imprevisto, e- che non la si può dedurre dai precedenti storici, dall'eresia religiosa, dall'atteggiamento antipapale proprio dei teologi di Pavia, dei ricciani, del gruppo ligure. Solo entro questi limiti, mi sembra, si può parlare di una politica democratica giansenista : e in verità il termine stesso è del tutto inesatto, che non tanto di una politica giansenista si trattava ma di una politica democratica condotta da singoli, anche se abbastanza numerosi, giansenisti, e la cui matrice va ricercata molto meno nel pensiero e nella morale propri del movimento giansenista, che nel trionfo, sia pur temporaneo, di ordinamenti e ideali politici al cui sviluppo ed alla cui affermazione avevano contribuito movimenti e stimoli culturali che con il giansenismo avevano ben poco a che fare. Da questo punto di vista, i giansenisti che aderirono alle democrazie giacobine presero molto più di quanto diedero.
Già il Giuntella, del resto, ha rilevato come qualora si esaminino le correnti cattolico-democratiche del triennio giacobino, ci si rende facilmente conto che se i giansenisti ne costituirono il nucleo più appariscente e che, in qualche caso, come a Genova, esercitò una maggiore influenza, vi contribuirono tuttavia in larga misura anche cattolici non giansenisti, i quali molto spesso, anzi, si rivelarono assai meno impacciati e ben più coerenti nell'abbracciare gli ideali democratici, in quanto, tra l'altro, la visione pessimistica dell'uomo e dei suoi rapporti con Dio, propria del giansenismo, mal si conciliava con il fondamentale ottimismo democratico, che nutriva nelle libere potenzialità del progresso umano una fiducia e
i) E. PASSERI?*, La polìtica dei giansenisti, ah., p. 150,