Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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608
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608 Alberto Aquarone
delle speranze che ai giansenisti potevano facilmente apparire intinte di pelagiancsimo. *)
Né si può dimenticare del tutto, d'altra parte, che proprio negli anni in cui gii avvenimenti rivoluzionari avevano raggiunto in Francia la loro iìàse culminante, era stato ad opera di cattolici non giansenisti, e anzi ai giansenisti fieramente avversi, ben più che da parte di questi ultimi, che si erano avuti dei tentativi, sia pure per lo più rozzi e anche goffi, di difesa e di teorizzazione di certi princìpi democratici, a cominciare da quello della sovranità popolare. D'accordo che, nella massima parte dei casi, non si era trattato che di una manovra politica cui non aveva corrisposto una fede sincera, di un tentativo, come nel caso di Nicola Spedalieri, di rinsaldare la chiesa di Roma avvicinandola alle nuove idee democratiche (al contratto sociale) , contro gli effettivi e storici rappresentanti del reale avanzamento sociale e politico.a) Eppure, a parte il fatto che non sempre esistono gli elementi che giustifichino un tale processo alle intenzioni, non è detto che anche certe affermazioni e teorizzazioni, fatte a doppio fine e con delle più o meno evidenti riserve mentali, non possano contribuire a determinare un clima intellettuale alfine alle tesi generali cui esteriormente si riallacGiano, contribuirvi comunque non meno, per esempio, del cripto-democraticismo di autori che pubblicamente scrivano contro i princìpi di libertà e di democrazia, quale sarebbe stato il caso, secondo certuni, del Tamburini delle Lettere teologicopolitiche. Dopo tutto, quando si fa opera di pubblicisti e si scende nclTarengo della polemica politica, ciò che si scrive, salvo eccezioni, ha maggiore influenza e maggior importanza di quel che si pensa, sopra tutto se lo si pensa in segreto.3) E ancora,
ij'iy, È. GIUNTELLA, Cristianesimo e democrazia in Italia al tramonto del Settecento (Appunti per una ricerca), in. Rassegna storica del Risorgimento, 1955, pp. 289-296. Sui caratteri del cattolicesimo democratico in questo periodo ed i suoi rapporti con il giansenismo cfr.: pure il bel saggio di R. DE FELICE, L'evangelismo giacobino e l'abate Claudio della Valle* Contributo alla conoscenza dall'aspetto religioso del triennio rivoluzionaria, 1796-1799, in Attrista storica italiana, 1957, pp. 196-249 e 378-410, specialmente pp. 205 e sgg,
*) Così B. CBOCE, La vita religiosa a Napoli nel Settecento, cit,, p. 148 ti.
3) Evidentemente, non sarebbe questo il luogo per addentrarsi in un'analisi dettagliata della pubblicistica politica cattolica del tempo. Mi accontenterò di citare un avversario dei giansenisti già incontrato all'inizio del presente saggio, il Gemini, che dopo aver affermato, in armonia del resto con tutto un filone del pensiero cattolico, da San Tommaso in giù, ebe la potestà dei principi discende immediatamente dai popoli, e solo mediata mente da Dio, ne traeva queste conclusioni di un certo interesso: 1) Che la forma del Governo dulia volontà generale degli uomini indotta una volto, può dalla stessa volontà generale per giuste cagioni variarsi, e Indulsene altra; cioè mutare ti Regno in Aristocrazia, o Democrazia, e cosi al contrario, come sappiamo esser avvenuto nel Regno dei Romani, ebe fu prima Monarchia, indi Repubblica, o di nuovo por tirannica congiura del triumvirato Monarchia, o Imperio. 2) Che l'assoluto comando fidato una volta a un solo, simil-