Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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610
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Alberto Aquarone
studente austriaco dell'ateneo pavese, divenuto più tardi canonico di Oimtitz.x) La Chiesa, affermava il teologo bresciano sulle orme di tutta la tradizione regalista in materia, non possiede che una potestà spirituale e perciò l'apostata, l'eretico, possono esser da lei privati delle grazie spirituali, ma devono continuare ad essere tutelati nei beni che possiedono come cittadini, come membri della società politica e civile. Il cristianesimo non vuole né l'espulsione né lo sterminio degli eretici, ed il principe cristiano, di conseguenza, non può avere l'obbligo di provvedere a ciò; l'eresia diventa civile peccatomi, e può esser punita dall'autorità laica, solo quando rappresenti un pericolo alla sicurezza pubblica, ed il sovrano che colpisca con sanzioni penali l'eretico pacifico si rende colpevole di un'ingiusta violenza. Ne segue che il principe Ha il diritto di punire l'ateismo, in quanto esso socialium virtututn fulcrum interciditi ed attaccando la religione viene a rappresentare una minaccia per la stessa società; ne segue ancora che egli può e deve punire l'eretico quando questi sia inquietus, persecutor, ac socìetatis, publicaeque relìgìonis perturbator, ma non può e non deve farlo solo perchè l'individuo non segua la vera religione. 2) Ma al di là di questo, la tolleranza di Tamburini non andava: la sua concezione era sempre, come ha osservato Francesco Ruffini, quella di una religione ufficiale o dominante, fornita di tutti i privilegi, forte del favore e della protezione del principe, accanto alla quale fossero sopportati i culti onesti e pacifici; ma di una vera e propria libertà religiosa non si può propriamente parlare.3) Così come non si può certo parlare di una particolare originalità o priorità di Tamburini in questa materia; basti pensare al Filati della Riforma d'Italia e delle Riflessioni di un Italiano o al Gorani de La scienza del governo e de II vero dispotismo.
J) Sol De toteranlia, sai Buoi caratteri e sulla sua importanza, cfr. specialmente F. RUFPINI, La libertà religiosa, voi. I; Storia dell'Idea, Torino, 1901, pp. 516 e sgg.; A. C. .TEMOLO, Staio e Chiesa negli scrittori italiani del Seicento e del Settecento, cit., pp. 292 e sgg., e, dello stesso, Il giansenismo in Italia, cit., pp. 305 e sgg.
2) Vorrei ricordate, a questo punto, l'interessante, anche se non troppo convincente tesi sostenuta da Lord Acton nel suo saggio The protestata theory of perseauion, ohe cioè l'intolleranza dei cattolici ha sempre avuto un carattere politico-sociale più che dogmatico-religioso, a differenza di quella dei protestanti. Mentre cioè questi ultimi, nel colpire l'eresia, miravano esclusivamente a colpire il peccato contro Dio, i primi la colpivano e tentavano di estirparla sopra tutto quando e in quanto rappresentava una minaccia per l'ordine politico-sociale più che per la purezza del dogma. Il saggio, apparso su The Rambler nel luglio 1862, è stato ristampato in Lord Accorr, 27o History offreedom and other essays, London, 1907, pp. 150-187 e recentemente ancora in Lord Acropr,JBsav5 onfnedom and power, New York, 1955, pp. 112-140. Quest'ultima edizione è etata più volte ristampata In seguito.
8) F. RAFFINI, La libertà religiosa, cit., p, 524.