Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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613
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Giansenismo italiano e Rivoluzione francese 613
giansenisti, il quale credè di poter affermare che, rispetto a quello francese, il giansenismo italiano si eleva e si ingrandisce, perone esso da noi fu sempre inteso come lotta per la tolleranza, per la libertà morale, per rompere le catene che inceppano ed avviliscono il pensiero. Quindi Ha nella nostra penisola ben altra evoluzione e carattere che in Francia, pur avendo le stesse basi e professando la stessa dottrina fondamentale. Lotta dunque contro tutte le oppressioni, di qualunque sorta, tale è il carattere basilare, per quanto gli atteggiamenti dei singoli possano chi più chi meno discordare. *?
Alla formazione di una moderna coscienza civile in Italia, premessa della lotta politica per il Risorgimento, i giansenisti contribuirono sopra tutto con la loro fede quasi illuministica nella potenza dell'istruzione, con la loro ferma persuasione che la vita spirituale dell'uomo debba poggiare sulla forza dell'intimo convincimento e non sulla supina accettazione dell'autorità e sul servile ossequio a formule passivamente inghiottite e non assimilate, con la loro costante asserzione che la religione debba essere atto di attiva adesione intellettuale e morale, e non meccanica ripetizione di vuoti atti di devozione e rinuncia alla propria autonomia spirituale a favore della tutela ecclesiastica.
Un Cristiano, ammoniva il Ricci nella sua già citata pastorale del 5 ottobre 1788 che senza una vera persuasione dell'intelletto, e senza cognizione del divino sistema della Religione segue materialmente alcune pratiche più grossolane, non è un Cristiano di cuore, è una macchina montata sull'apparenza di Cristianesimo. L'uomo è troppo naturalmente portato all'esteriorità e alle frivolezze, e troppo facilmente s'insinua quello spirito di superstizione e d'inutilità, che tanto degrada e deforma l'augusta maestà del Vangelo .a')
L) A. PABISI, / riflessi del giansenismo nella letteratura italiana, chi, p>-.51..-fctt;o 0 stadio del Parisi pecca, del resto, nel senso dì attribuire al giansenismo ogni sorta di meriti, in parte veri, in parte immaginari. Anche nei particolari, l'autore si lascia troppo spesso prender la mano dall'entusiasmo. Cosi, per esempio, Scipione de' Ricci è definito carattere pLatarchiano, rigido e severo, che soffre impavido tutte le persecuzioni, che lotta imperterrito per in vera fedo (p. 77). Senza voler negare al Ricci rettitudine morale, sincerità di fede e onestissimi intenti, sembra tuttavia un pò difficile scorgere in lui alcunché di platarchiano, ed immaginarselo impavido e imperterrito. Da notare infine che Pila ti 2 considerato dal Parisi l'ala estrema del giansenismo italiano (pp. 62-76), e ohe a ini è attribuita la paternità del celebre opuscolo Tutti han torto, pubblicato anonimo a Firenze nel 1791, e dovuto invece a Saverio Scrofani, sul quale cfr. ora R. ZAF-PERI. La coni poni zi Mi* delti Tutti han torto di Saverio Scrofani e la sua diffusione in Italia, in Annali detta- Scuoto speciale per Archivisti e Bibliotecari dell'Università di Roma, I, 1, 1961, pp. 113-132.
3) Lettera pastorale di Monsignor Vescovo di Pistoja e Prato al clero e popolo della città e diocesi di Prato, tilt., p. 59. Questa pastorale fu violentemente attaccata da Giù seppe Marchetti nell'opuscolo, uscito anonimo, Annotazioni pacifiche d'un Parroco Cattolico a Mone. Vescovo di Pistoja e Prato sopra la sua lettera Pastorale de* 5 ottobre 1787 ai Clero e Popolo detta Città e Diocesi di Prato, cai il l'Ucci replicò con una sua pastorale