Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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615
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Giansenismo italiano e Rivoluzione francese 615
zione in seno alla gran massa dei fedeli attraverso un'adeguata istruzione areligiosa; e a tal fine era necessario inondare il paese di buoni libri , compito al quale si dedicò con infaticabile alacrità Scipione de' Ricci durante il decennio del suo vescovato, facendo venire a migliaia i buoni libri dalla Francia e dall'Olanda, promuovendo la traduzione italiana di gran numero di essi, distribuendoli a laici e ad ecclesiastici, specialmente ai parroci della sua diocesi ed agli studenti del suo seminario, curando infine la pubblicazione della monumentale Raccolta di Opuscoli interessanti la religione, in cui accanto a traduzioni del francese figuravano in non piccolo numero scritti originali dei giansenisti italiani. M Quale fosse
del clero, che avrebbe dovuto costituire una delle prime preoccupazioni delle autorità civili. La idea di Giuseppe H egli scriveva di stabilire un seminario generale di tutti i chierici della Lombardia sulla (sic) Università di Pavia per attignere ad un sol fonte la dottrina ecclesiastica è un monumento della penetrazione della mente di quel gran principe. Egli in pochi anni avrebbe ottenuto il gran fine di unire i partiti divisi per fazioni teologiche in un sol sentimento e di creare buoni pastori ed ottimi cittadini. La viltà di Leopoldo distrusse uno stabilimento, che prometteva alle Chiese lombarde, i più bei frutti. E poco oltre insisteva: In mezzo alla filosofia dominante del secolo, la sola istruzione solida e grave del clero può garantire la religione dal disprezzo. Con una sì fatta istruzione si dissiperanno i fantasmi e le eresie immaginarie, si uniranno i partiti da gran tempo divisi per fazioni teologiche... Se il Governo non vuole le spese del magistero ecclesiastico, egli almeno debbe averne il pensiero. Le scuole del clero debbon essere regolate con un piano di studi formato coi lumi de' più savi ed illuminati, uniforme in tutti i seminari della [Repubblica ed eseguito Botto la vigile cura de' probi e dotti Presidenti da eleggersi dal Governo e da proteggersi da lui con tutto il vigore. Un savio Governo saprà farne la scelta e saprà sostenerne i diritti e la influenza. Saprà calcolare la vera scienza e discernerla dalla vernice della impostura, come saprà calcolare la vera virtù e distinguerla da un mal inteso patriottismo, cui si è ridotta la tessera di ogni virtù nell'età nostra. Eccovi l'unico rimedio, che io veggo per ora ai nostri mali. Cfr. A. DE OCBERNATIS, Eustachio Degola, cit., pp. 245 e 249.
*) Cfr. la lettera del 2 ottobre 1784 del Ricci al Galluzzi, segretario del granduca Leopoldo, in N. RODOLICO, Amici e libri di un giansenista italiano, in Archivio storico italiano, 1914, p. 61.
2) Sulla diffusione di libri giansenisti francesi ad opera sopra tutto del Ricci e del suo amico e corrispondente Dupac de Bcllgarde cfr. in particolare: DE POTTER, Vie de Sdpion de Ricci, cit., voi. I, pp. 179 e sgg.; N. Ronoico, Amici e libri francesi di un gian-. satisfa italiana, eh., e, dello atesso, il saggio Scipione dei Ricci e Gabriel? di Bellegarde (Influssi francesi sul giansenismo italiano), nel volume 67/ amici e i tempi di Scipione dei Ricci, cit,, pp. 49-114; M. VAUSSARD, Jansénisme et gallicanismo aux origines rSUgieuses du Risorgimento, Paris, 1959. Sulla Raccolta di Opuscoli interessanti la religione, che giunse al diciassettesimo volume, e sul suo contenuto, cfr, inoltre: B. MATTEUCCI, Scipione de1 Ricd, cit., pp. 123 e sgg.; G. CABTSTIA, Riflessi politici del giansenismo italiano, cit., pp. 376 e sgg.: A. C. .TEMOLO, TI giansenismo in Italia, cit., pp. 373 e sgg. Non bisogna dimenticare, ad ogni modo, che anche prima dell'opera divulgatrice del Ricci i giansenisti italiani erano soliti procurarsi quanti più libri francesi potevano, scambiarseli e discuterli. Su ciò riY. per esemplo, per quanto riguarda l'ambiento giansenista romano tra il 1760 e il 1700 B. PALOZZX, Mone. Giovanni Bonari e il circola dei giansenisti romani, in Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia, Pisa, 1941, pp, 70-90 e 199-220, specialmente, per I problema ora accennato, pp. 81-82.