Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
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1962
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Alberto Aquarone
zialmente, a disgregarsi. Disgregazione certo, non nel senso di una scomparsa totale delle correnti gianseniste: si pensi al giansenismo ligure ed alla sua vitalità, durante il triennio giacobino, e poi sotto la dominazione napoleonica, fino alla Restaurazione e oltre. Ha che non fu che la sopravvivenza di un nucleo, sostanzialmente isolato. Finiti erano i tempi di quella vasta federazione di intenti e di azioni, di pensieri e di scritti, di passioni e di speranze e anche di odi, che aveva caratterizzato il giansenismo italiano della seconda metà del Settecento fino alla Rivoluzione. Il giansenismo come forza storica, limitata e anche marginale, se si vuole, ma viva e presente, aveva cessato di operare in quanto tale. Quel così pervadente spirito di solidarietà e di associazione religiosa, e in fondo pure politica, andò in frantumi, sostituito se mai, talora, dall'adesione ad altre solidarietà, ad altre sette, un'adesione in cui il substrato giansenista, nella maggior parte dei casi, non restava che come residuo della biografia spirituale dell'individuo. Di fronte alla piena rivoluzionaria il giansenismo italiano si smarrì: rimasero, uno per uno, i giansenisti, e le loro scelte individuali.
ALBERTO ÀQUARONE