Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOGRAFIA ; SPAGNA ; STORIOGRAFIA
anno
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1962
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pagina
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639
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Il Risorgimento negli scrittori spagnoli 639
fanno capolino dovunque; la vivacità della sua intelligenza gli impedisce di far finta di non vedere quello clic vede. Valore documentario e valore letterario dell'opera hanno cosi lo atesso fondamento, nella natura dell'uomo, capace di vedere, capace di capire e di ridere, ed incapace di starsene zitto, come pure vorrebbe.
Ciò si vede, particolarmente, a proposito del potere temporale del Papa. Alarcón è e si proclama cattolico; l'invasione dello Stato pontificio e l'aperto conflitto tra Vittorio Emanuele e la Santa Sede fanno vacillare la sua spontanea simpatia per la causa italiana. Tutta l'Europa cattolica partecipava in quel momento di tali perplessità, pur comprendendo l'aspirazione italiana all'indi' pendenza dallo straniero. Ma, a mano a mano che prende contatto con la realtà dello Stato pontificio, Alarcón non riesce a nascondersi che il regime teocratico non corrisponde più alle necessità dei tempi. Già prima d'entrare nel residuo territorio pontificio, egli nota che i Bolognesi, pur dichiarandosi cattolici, si affermano disposti a qualunque cosa pur di non soffrire di nuovo il dispotismo ecclesiastico, e riconosce che el gobierno de Roma ha fatto male ad allearsi sentimentalmente col nemico degli Italiani: Durante la guerra del ano pasado, Ios funcionarios pontificios pedian a Dios publicamente en iglesias y rogativas que otorgase la Victoria a los tudescos, a los iutrusos, a los opresores de Vernicia y de Muan... j Hacian lo mismo que los afrancesados de Espana en 1808 ! . Si noti quest'ultima osservazione. È noto che l'atteggiamento politico di Alarcón ebbe uno svolgimento. Ci dice egli stesso quale sia stata la ragione, o una delle ragioni, di tale svolgimento. Visitando la Francia, vide, insieme ad uno sviluppo economico e sociale ben maggiore che in Spagna, una spregiudicatezza, un materialismo che offendeva la sua sensibilità in fondo cattolica. In pagine vivacissime rappresenta l'allentamento della morale sessuale nella vita francese, e lo deplora. Da tale deplorazione è respinto su posizioni più conservatrici. Ma, come il Manzoni da lui tanto amato, egli è un conservatore senza abdicazioni intellettuali. Giudica le cose senza lasciarsi intimidire. Ancora sotto il pontificato di Leone XIII afferma di aver sempre sostenuto la necessità di democratizzare la Chiesa. Perciò, quando il clero dello Stato pontificio si mette dalla parte degli Austriaci, egli non esita a paragonarlo, malgrado l'evidente capovolgimento di rapporti, agli afrancesados , i quali avevano preso le parti degli invasori della Spagna. Il diritto all'indipendenza viene da lui riconosciuto agli Italiani appunto pensando all'insurrezione spagnola del 1808 contro i francesi. Alarcón non è certo un profondo pensatore; ma ha delle convinzioni schiette e una mente chiara ed aperta alla lezione della realtà. Cosi, senza disconoscere le qualità degli Austriaci, rileva quanto odiato fosse il loro dominio dagli Italiani e come la sua diretta esperienza bene spieghi tale odio. Bisognerebbe allineare un'intera galleria di impressioni e di episodi, a questo proposito: per esempio, la narrazione del passaggio della frontiera a Peschiera, colla procedura vessatoria della polizia austriaca; l'ambiente eupo di Verona; le due sentinelle austriache che vigilano, colla baionetta inastata, la rappresentazione in un teatro di Venezia; *) il senso di sollievo provato al passare, tra Padova e Ferrara, il Po, confine tra i due Stati: e cuando li ubi ni OH, acabado de pasar el rio no pudc menos de respi-
]) Alarcón nota tuttavia il riserbo degli ufficiali austriaci, << de cortes y severo porte, respetuowa bacia il pueblo que avasallan .