Rassegna storica del Risorgimento

STORIOGRAFIA
anno <1962>   pagina <654>
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Uberto Caracciolo
di materie storiche Hello nostre università presso Scienze politiche. Giurispru­denza, Economia e commercio, o presso la stessa facoltà di Lettere e filosofia, che ne è la sede più tradizionale - dimostrata Ira l'altro da uno scarsissimo numero di titolari di cattedre e da una articolazione minima rispetto a molte discipline filologiche e letterarie, fino al caso limite dei Magisteri, dove esiste ancora la storia come cattedra unica, cioè quella che riguarda il mondo intero dalle civiltà mesopotamiche ai giorni nostri. La relazione avanzava quindi diret­tamente la proposta di istituire facoltà autonome dì scienze storiche (o, se si vuole, di scienze storiche, geografiche e sociali ). a preferenza dell'altra solu­zione da molti suggerita dei dipartimenti di modello anglosassone, e dell'altra dei eorsi di laurea in storia da far sorgere presso le facoltà di lettere. Contro l'ultima proposta, in particolare, veniva opposta la considerazione che la storia ha bensì molto a che fare con le discipline insegnate a Lettere e filosofia, ma non vi ha molto più a che fare di quello che non abbia con varie discipline insegnate a Giurisprudenza o a Scienze economiche : ed anzi, ha aggiunto a questo punto Giorgio Spini, rimane veramente un problema insondabile sapere perchè mai uno storico debba essere considerato parente strettissimo di chi si occupa di misurare quanta poesia o non poesia v'è nel Marino, oppure di attribuire o meno una tavola al Maestro della Santa Cecilia, anziché di chi si occupa di politica economica oppure di diritto costituzionale, ecclesiastico o internazionale .
Bisogna avere il coraggio, proseguiva la relazione, di rivoluzionare com­pletamente la struttura delle nostre università, ed accettare dagU americani e dagli inglesi la definizione delle scienze storiche come social sciencos anziché materie letterarie: di fatto i naturali vicini di casa degli storici sono coloro che studiano altresì l'uomo e le sue forme di vita associata, cioè coloro che studiano la geografia umana e la sociologia . Su questa linea è stata proposta come solu­zione più organica quella di dar vita a un'apposita facoltà, o almeno a diparti­menti interfacoltà, capaci di offrire agli studenti di tutte le facoltà interessate i vari corsi necessari, pur accentrando razionalmente la ricerca scientifica , aventi una loro autonomia di governo, magari con un certo numero di cattedre loro peculiari, pure lasciando la maggioranza degli ordinari inscritti nelle facoltà ove si trovano . In ogni caso, si concludeva, la riforma in questa direzione ha carattere di urgenza, sia per adeguare gli studi superiori e l'avviamento della ricerca scientifica, sia per poter fornire alle scuole secondarie preparati inse­gnanti di storia, geografia, educazione civica, nel quadro della riorganizzazione complessiva dell'istruzione ai vari livelli, oggi in corso, in base alla convinzione che lo studio stesso della storia come ha sottolineato vivamente Spini non è che pompa infeconda di erudizione se non diviene fermento di coscienza civile e stimolo ad operare per il pubblico bene .
La relazione, seguita da interventi illustrativi di William Salomone e Franco Venturi sull'ordinamento di facoltà e dipartimenti di storia in Europa ed America e integrata da un primo progetto delle materie e dei corsi, fondato sopra un biennio comune seguito da un biennio con indirizzi differenziati (storia del mondo antico; medioevale; moderna e contemporanea; religiosa; economica; del diritto; e poi geografia umana, sociologia), ha dato luogo ad animato dibattito. Mentre veniva deciso di rinviare l'esame dell'ordinamento interno dei corsi a una fase ulteriore, esso è servito a prendere in attento esame sia i motivi generali che devono ispirare le riforme, da tutti giudicate urgenti, sia i possibili pericoli e prevedibili ostacoli pratici Nelle due tornate del sabato pomeriggio e della