Rassegna storica del Risorgimento
ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno
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1962
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pagina
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665
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MKH LIBRI E PERIODICI 9B '
MAURICE VAUSSARD, De Pétrarque à Mussolini. Evoluitoli du seniimviu tuitionalìste ita liem Paris, Colin, 1961, in 8, pp. 303. S. p.
Pochissimi studiosi stranieri si sono dedicati con la stessa passione e l'intelligente comprensione sempre manifestate dal Vaussard alla storia contemporanea del nostro paese. Negli ultimi anni, senza tralasciare la prosecuzione delle sue ricerche sul Settecento italiano, al quale son dedicati anche suoi recentissimi articoli, Vaussard ha cercato di ripercorrere la storia del sentimento nazionalista in Italia e ci ha offerto questo volume, che ripropone un problema centrale per la comprensione dell' Italia moderna.
Va detto anzitutto che un'attenta lettura del libro vale a modificare l'impressione che può far nascere un titolo forse poco felice. Vaussard non tende affatto a presentarci Petrarca o Dante (col quale in realtà il libro si apre) come nazionalisti o precursori. Di nazionalismo e di imperialismo si può parlare scrive Vaussard solo per il nostro secolo: la prima parte del libro, riguardante i secoli precedenti, vuol solo indicare certi motivi e certi sentimenti, che, dalle opere di scrittori italiani di epoche diverse penetrarono anche fra patriotti e gli uomini politici dei nostri tempi.
Qualche dubbio può certo suscitare questo prologo in cielo, ricco di colorite immagini di letterati e fantasie di poeti, ma che pur non si rivela del tutto ingiustificato, perchè la cultura umanistica e classica della nostra classe dirigente dell'ultimo secolo non fu certo insensibile ai richiami, pur vaghi e rari, che potevano ritrovarsi nelle opere di Dante e Petrarca, Machiavelli e Alfieri, Foscolo e Leopardi, sulla continuità etnica e storica fra l'impero romano e l'Italia moderna, sui titoli imprescrittibili degli Italiani a tornare padroni del mondo, sul primato d'Italia fra le nazioni europee.
Più concreta diventa poi la narrazione del Vaussard nella parte riguardante l'Ottocento, nel quale si può seguire da un Iato lo svolgersi della dottrina del primato italiano e della religione di Roma dagli scritti di Gioberti e Mazzini fino alla poesia di Carducci e ai tentativi politici di Crispi; dall'altro l'opposizione a queste tendenze nel pensiero e nell'opera di un Balbo e di un Cavour, di un Ferrari (e si poteva ricordare anche Cattaneo) e di un Visconti Venosta. Vaussard è perciò ben lontano dal giudicare nazionalista il Risorgimento e l'Ottocento italiano, riconosce bene la ricchezza, l'importanza e il prevalere dell'antiromanismo, di origine cristiana o materialista, che indicò per molto tempo agli uomini politici italiani la via tracciata dalla realtà e dalla ragione, respingendo le folli tentazioni dei letterati, gl'impulsi delle passioni e delle ideologie. Pur notando l'esaltazione della romanità e del primato (forse da individuarsi più nelle secondarie manifestazioni dì seguaci e pubblicisti che nelle opere degli uomini qui citati, che in Mazzini e Gioberti sempre vivi furono i motivi spiritualisti e universalistici), l'autore di questo libro, con senso storico e consapevolezza delle differenze e delle sfumature, non vede ancora nascere il nazionalismo: soltanto in Oriani, D'Annunzio e Corradini riconosce dei precursori; in Rocco, Federzoni e Mussolini vede i politici che portarono l'ideologia nazionalista alle conseguenze pratiche più radicali, fino all'imperialismo più esasperato e disastroso. Nonostante le precisazioni dell'autore questo libro ha riproposto agli storici italiani, hi questione già suscitata (o risuscitata, perche il problema è antico) dall'ultima, discussa e discutibile opera di Denis Hack Smith. Si può parlare, come fa la maggior parte degli storici stranieri di un movimento nazionalista svoltosi anche in Italia fra l'Ottocento e il Novecento, riconoscendo nel Risorgimento lo origini e le prime manifestazioni di quel movimento? La storiografia italiana ha generalmente risposto in senso nettamente negativo a tale questione, attribuendo, nel caso di Macie Smith, alla tradizione insulare inglese l'assoluta incomprensione pel carattere autentico del nostro Risorgimento. Si è rimproverata giustamente allo studioso inglese una certa mancanza di senso storico, tale da impedirgli di cogliere la distinzione, fra due mondi e fenomeni dalle radici culturali ed economiche ben diverse, e si è andati ni tre affermando ohe non si tratta, di continuità.