Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno <1962>   pagina <667>
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Libri e periodici
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PIERO PIERI, Storia militare del Risorgimento. Guerre ed insurrezioni; Torino, Einaudi, 1962, in 8, pp. 886. L. 7.000.
A prima vista, il regno di Sardegna, quale al mostrava al placarsi della bufera napoleo­nica, poteva apparire il meno idoneo ad assumere il grande compito dell'unificazione d'Ita­lia, perchè esso stesso era costituito da quattro entità eterogenee, quattro regioni, aventi ciascuna caratteristiche e tradizioni proprie, la Sardegna, ia Liguria, il Piemonte, la Savoia. L'esercito non poteva non rispecchiarne gli aspetti, come sempre avviene delle istituzioni militari di un popolo.
Eppure, se risaliamo alle sue origini, anche indipendentemente dall'evoluzione dello Stato sabaudo, dobbiamo riconoscere al piccolo esercito sardo il diritto ed il dovere di essere il braccio idoneo a realizzare la grande idea. Le origini dell'esercito sardo, e quindi di quello italiano, risalgono a quelle milizie riorganizzate da Emanuele Filiberto, quando, aureolato della vittoria di S. Quintino, rientrò in possesso di gran parte dei suoi Stati e li trovò devastati, immiseriti, in pieno sfacelo, morale e materiale, ancora occupati da Spagnnoli e Francesi. Egli, che si apprestava a trasferire gradualmente le basi del ducato, dalle regioni transalpine alla pianura padana, provvide a ricostruirsi anzitutto un esercito, il cui atto di nascita va ravvisato in quell'editto di Vercelli, emanato il 28 dicembre 1560, che istituendo e rafforzando la milizia paesana favorì il risorgere di una coscienza nazionale e il rifiorire delle virtù militari. Queste rifulsero durante il periodo francese-napoleonico, dal quale il prof. Piero Pieri prende l'avvio, nella recente sua opera Storia militare del Risorgimento; egli tratta l'argomento con la sua ben nota, profonda e vasta competenza, e la narrazione si svolge fluida e convincente, per l'acutezza della sintesi, la serenità e l'obbiettività delle considerazioni. Il Pieri è uno storico appassionato, ma non passionale, e con la ricchezza dei dati e della bibliografia, mette il lettore nelle mi­gliori condizioni di formarsi una propria idea, anche difforme, se occorre, da quella dell'A. Limiteremo queste rapide note alla parte militare, ma desideriamo richiamare l'at­tenzione sulla felice esposizione del formarsi delle classi sociali e dei motivi di scissione e di incomprensione, fra contado e città, causa di dolorosi effetti durante il Risorgimento.
Il regno di Sardegna non era immune da tali tare, purnondimeno gli ordinamenti mi­litari poterono evolvere e perfezionarsi e l'esercito sardo, l'unico fra quelli italiani, ad essere privo di reparti mercenari stranieri, acquistò, come accennato in principio, caratteristiche che lo qualificano nettamente come esercito nazionale.
L'A. più che descrivere tale evoluzione e il differenziarsi dell'esercito sardo da quello degli altri Stati italiani, li fa risaltare dalla narrazione degli avvenimenti, nel periodo com­preso fra la Restaurazione e la prima guerra di indipendenza, e particolarmente interes­sante è quanto concerne l'esercito napoletano, l'unico che sotto altra guida avrebbe potuto essere antagonista di quello piemontese.
Il Pieri allarga la concezione di storia militare alla guerra popolare, alle insurrezioni, all'azione delle bande, opportunamente inserendola nel discorso generale, facendo risal­tare, ogni qualvolta esse si verificarono, le reciproche interferenze e interdipendenze. E questo è nuovo in un libro di storia militare e non è piccolo pregio.
Ma un altro merito è la parte, la grande parte, dedicata alla preparazione degli eserciti. Di solito, gli storici militari danno il maggiore risalto allo svolgimento delle azioni guerre­sche, alla strategia e alla tattica, ai grandi disegni operativi e al come vennero o no ap­plicati sul campo di battaglia; è la parte diciamo pure brillante dell'arte militare. È- invece, salvo lodevoli eccezioni, negletta l'organica, la preparazione degU eserciti, opera che si svolge in silenzio, ebe è fondamentale e che dà ragione alle parole di San Paolo: le coso che si vedono dipendono da quelle che non si vedono . Ma le battaglie, le cose che si vedono, vengono ingaggiate, combattute e vinte o perdute, in conseguenza delle cose che non si vedono, della preparazione; le une, direbbe nn matematico,S0no in funzione
dell'altra.
II nostro A', ben convinto di tale verità, di ogni esercito presenta consistenza, forma­zioni, caratteristiche organiche, sviluppo successivo e non tralascia la letteratura militare, nella quale vengono dibattute questioni di organino.