Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno <1962>   pagina <670>
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670 Libri e periodici
per fornirci affreschi pene tran ti e conviticeli li di perìodi demi di pensiero e di a v veni nienti nella storia dell'i ili imo secolo. Alla collezione bolognese diretta dal De Caprarìis sono state rivolte, com'è noto, pungenti ed autorevoli osservazioni intorno all'arbitrarietà della scelta antologica, alla scarsa rappresentatività di alcuni scrittori o addirittura albi scar­sissima congruenza di essi con la tematica democratica che avrebbe dovuto costituire, stando alle premesse, la spina dorsale della raccolta.
Particolarmente sottolineata e deplorata l'assenza del Rousseau, alla quale può legittimamente collegarsi quella di tutta la sinistra radicale borghese europea, dai giron­dini a Ferrari e da Blanc ai populisti russi: tutta gente che ha certamente poco o nulla da spartire col socialismo ma che, al tempo stesso, non si vede con quale validità possa venir espunta da una storia della tradizione democratica europea a meno che quest'ultima come è senza dubbio negli intendimenti, altamente opinabili, degli egregi curatori non debba identificarsi con quella classica del liberalismo. Né tragga in errore l'inclusione di un Mazzini o di un Cattaneo, assunti, o almeno assumibili, più sotto l'angolo visuale ed i riflessi sociali ed economici del loro agire, che si colora in tal modo indubbiamente di obiettive venature conservatrici ed antisocialiste, che non alla luce della forte carica eversiva, popolare, talora schiettamente rivoluzionaria, delle loro impostazioni più pro­priamente politiche.
Sgombrato il campo da queste precisazioni preliminari che possono peraltro dar luogo a riflessioni metodologiche non prive d'interesse veniamo concretamente al pruno volumetto del Bario. C'è da deplorare che egli non abbia potuto concedere maggiore spazio al problema della libertà religiosa. Si tratta di un argomento non legato così solidamente all'ambiente circostante e contemporaneo della rivoluzione industriale e dei traffici inter­nazionali come quello del liberismo economico: e perciò, se così è lecito esprimersi, più disinteressato, più significativo, suscettibile di più vaste ed inattese implicazioni. Basta limitarsi al Risorgimento italiano ed alla questione irlandese, problemi fortemente con­dizionati l'uno dalla sempre fiorente polemica ideologica antipapista, l'altro dalle massicce risonanze sociali dell'emancipazione cattolica. Anche un esame sommario del problema dell'istruzione avrebbe giovato, con le sue conseguenze in merito all'edificazione di una classe dirigente oligarchica, a forte sostrato di ceto, di classe; e così dicasi per quello della riforma elettorale, dalle prime impostazioni di principio di Grey olle grandi soluzioni di paternalismo riformatore di Disraeli, nei confronti del proletariato industriale. Tali trat­tazioni sono state verosimilmente impedite al Baric, che non manca di accennarvi dalla tirannia dello spazio. Ma ciò non toglie che i sacrifici a cui egli è stato costretto cagionino nell'antologia una sorta d'atmosfera dottrinaria, irrigidita, oracolare, che cor­risponde, sì, al prototipo schematico ed alquanto astratto che nel continente si era soliti forgiarsi della prassi liberale inglese, ma non riflette poi affatto, nella realtà, le mosse e drammatiche viceinde onde quel prototipo prende vita in Inghilterra, su basi concrete di ardente competizione politica. E qui è un'altra osservazione da rivolgersi al Bario, il quale ha dedicato poco meno di metà della sua raccolta a due scrittori come lo Stuart Mill ed il Bagehot, della quale coppia nessuno si sognerà di negare la preminente impor­tanza nel campo della filosofia civile e politica, senza però che sia lecito circoscrivere in un paio di scialbe paginette il contributo di uomini ohe praticamente, per lunghi decenni e con un prestigio incomparabile, Palmcrston, Russell, Gladstonc, hanno verificato ed assodato nella politica militante la bontà e la fecondità di quei principi. Anche qui, in­somma, l'esigenza, o il pregiudizio della classicità , la ricerca del pensiero defini lo e meditato allo scrittoio anziché scaturito sul giornale od alla tribuna parlamentare, rag­gela queste pagine, rendendole simili a quelle di un libro edificante, di un vangelo laico, anziché di un vivo e mosso libro di storia. "Nò ciò si dice soltanto, s'intende, per sugge­stione di quella religione della libertà il cui mito era destinato in Italia a così larga fortuna, e che trova in Stuart Mill un eloquente propugnatore ed una sorta di pontefice, non senza le puntate polemiche d'obbligo alle aberrazioni della rivoluzione francese (Io stesso Bario si richiama a Burkc), hi celebrazione dell'individualismo e del diritto del genio, la legittimazione del dispotismo in uno stadio di barbarie non meglio definito.