Rassegna storica del Risorgimento
ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno
<
1962
>
pagina
<
677
>
Libri e periodici
677
dalle teste di ponte stabilite dagli Anglo-borbonici sol continente, mentre un'nbile contropropaganda alimenta lo scontento e l'ostilità popolare e soffia sul fuoco dell'aperta insurrezione armata, che cova sotto la cenere della repressione.
L'insicurezza della regione e il contìnuo passaggio delle colonne mobili, che ne è la conseguenza, impongono non lievi pesi ai comuni, che sono costretti ad elevare le gabelle fino a limiti troppo alti, per le capacità contributive degli amministrati, senza, per altro, poter raggiungere un equilibrio finanziario qualunque. Le autorità militari, si legge in una lettera del Carabelli, segretario generale della Calabria interiore, agiscono in tutto come in un Paese, che si deve abbandonare l'indomani (p. 97).
Vi è quindi al di sotto delle speranze e delle rosee apparenze una realtà più complessa, dalla quale trae orìgine l'implacabile turbolenza* che agita la regione. 11 C. insiste nel dare rilievo, anche alla lontana influenza delle idee di oltre alpe penetrate per tempo in Calabria nella seconda metà del Settecento. In un paese, nel quale, prima dell'invasione francese, non è possibile stampare libri, poiché non vi sono tipografie, quelli francesi si diffusero, non ostante ì ripetuti divieti borbonici (il C. può affermarlo sulla base della loro larga presenza nelle biblioteche comunali della Calabria) e attraverso di essi si riversarono nelle sclerotiche arterie della cultura calabrese l'enciclopedismo, il razionalismo e l'illuminismo, il C. segnala la responsabilità del clero in questa penetrazione, ma convince poco la troppo semplice distinzione di un clero di estrazione popolare fautore del governo napoleonico, al quale si contrapporrebbe quello di origine borghese .
Quanto alle leggi eversive della feudalità e alla ripartizione delle terre demaniali ed ecclesiastiche, provvedimenti dei quali avrebbero potuto giovarsi larghi strati della popolazione rurale, il C. osserva che, invece, se essi segnarono nel complesso la rovina dei baroni (p. 167), non favorirono affatto la piccola proprietà contadina, poiché incrementarono quasi esclusivamente i patrimoni della borghesia agiata (p. 179). Le vendite effettuate non crearono né nuovi, né grossissimi proprietari, ma impinguarono, d'altra parte, proprietà fondiarie già ragguardevoli (p. 209). A questo proposito egli cita un eloquente parere del consiglio provinciale di Calabria Ultra, nel quale é detto cbe nella divisione delle terre demaniali si deve tener conto del la previsione che i futuri proprietari possano ben coltivarle avendone già la capacità economica (p. 158). Lo specchio delle vendite dei beni ecclesiastici in Calabria, pubblicato dal C. insieme con l'elenco dei monasteri soppressi e di quelli ripristinati durante la Restaurazione, offre in proposito significativi esempi. La grancia di S. Anna in Calabria Ultra fu venduta ad un solo acquirente, per una somma, che rappresenta da sola più della metà del valore complessivo attribuito ai beni ecclesiastici messi in vendita nell'intera provincia durante il decennio. Inoltre dei 407.800 ducati sborsati per l'acquisto ne furono restituiti alla famiglia Nobili ben 219.000 in risarcimento di pretesi danni subiti (p. 202).
L'analisi complessiva delle varie vendite, della qualità degli acquirenti e delle cariche pubbliche da essi ricoperte, porta il C. a concludere che in Calabria è la borghesia a mettere le mani sui beni dello Stato ed é, più precisamente, quella parte della borghesia, che fa parte delle amministrazioni locali (p. 207). Osserverà il Villani in uno studio successivo che il risultato principale della alienazione della mano morta ecclesiastica fu il passaggio da un certo regime della proprietà fondiaria, nel quale ancora sussistevano se non prevalevano le terre aperte e gli usi civici, al regime della proprietà individuale e borghese, sancito dal codice Napoleone (P. VILLANI, La soppressione e la vendita dei beni dello Stato in Calabria durante il decennio francese , in Atti del 2 Congresso storico Calabrese cV., p. 112.
Piò largamente innovatrice e duratura fu, invece, la riforma degli ordinamenti fiscali. Il C. ricorda come alle oltre cento tasse, che ingeneravano per la pratica esazione non poche confusioni, insanabili sperequazioni e radicati abusi, si sostituisse una sola contribuzione fondiaria e d'industria, che colpiva hi rendita del beni immobili e dei capitali mobili e non i redditi di lavoro, abolendo ogni esenzione privilegiata e stabilendo l'eguaglianza dei contribuenti (p. 240). Ma non manca di notare, però, come la mancanza di un buon catasto della proprietà immobiliare, le remore frapposte dai funzionari addotti