Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno <1962>   pagina <684>
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Libri e periodici
que, Toscane, volami 168-181) riveste per noi una particolare importanza, (soprattutto per U quindieeuuio 1831-1846* perchè furori quelli gli anni in cui sì andò ideando e Con­cretando il nostro, programma nazionale, a cui anche la Toscana, ma soprattutto Firenze, portarono, e più assai che non si creda (è un argomento codesto non ancora sufficiente' mente indagato) il loro contributo efficace. Ma poiché i ministri di Francia a Firenze, per lo più attentissimi e perspicaci, ebbero stavolta il campito di non limitare le loro inve­stigazioni unicamente al luogo di residenza, ma di abbracciare pure, data la posizione centrale della Toscana rispetto l'Italia, du mèmc coup d'osi 1 l'ensemble de la péninsule , ci è offerta altresì l'occasione di cogliere spesso nuovi elementi di giudizio su problemi d'ordine generale (così, tanto per dare un esempio, sull'orientamento e sulla vera finalità della politica francese del tempo in Italia) che, ad onta di una ricca bibliografia, per la loro complessità son tuttora oggetto, tra gli studiosi, di vive discussioni.
H carteggio s'inizia verso gli ultimi mesi del 1830. D 16 novembre il visconte de Vilhers de la Noue, il quale reggeva la Legazione di Francia al momento del crollo del trono di Carlo X, informava il ministro degli esteri Mole della profonda impressione su­scitata in Italia dai combattimenti vittoriosi sulle strade di Bruxelles, dalla guerra civile nel Portogallo e nella Spagna e dalla rivolta di Varsavia. Un'inquietudine insolita occu­pava gli animi, specie dei liberali delle terre ancor sottoposte alla tirannia straniera e già correvan voci che, su eccitamenti soprattutto dei comitati di Parigi per l'emancipazione italiana, sarebbe scoppiata una sommossa anche qui, e ovunque, compresa la Toscana e anche Roma. Ed invero a Firenze (cosa inconsueta) lo stesso Granduca era stato fatto segno a manifestazioni ostili; sicché il governo, diretto dal pacifico Fossombroni, prestando l'orecchio ad alcune denuncie più o meno precise, credette opportuno allontanare dal territorio toscano numerosi, rifugiati, tra cui Pietro Giordani e Giuseppe Poerio che a Firenze dimoravano da parecchi anni e vi avevan contratto molte amicizie, specie tra gli intellettuali. I presagi dell'incaricato della Legazione francese si avverarono poco dopo. E in effetti ai primi del febbraio del '31 egli notificava al suo nuovo ministro degli esteri, il Sebastiani (ben nove ministri si avvicendarono da allora, non compresi gli interim, sino alla fine della monarchia di Luigi Filippo 1) che Modena era insorta e che ne avevano tosto seguito l'esempio Parma e Bologna e hi Romagna e le Marche e parte dell'Umbria, ove si eran costituiti governi provvisori. Firenze, contrariamente alle speranze dei liberali, non si era mossa, ma non convien dimenticare che anche lì in precedenza Ciro Menotti si era recato per combinare i suoi piani con il Bini e il Guerrazzi e che anche un moto era stato preparato con accordi con carbonari fuggiaschi per arrestare il Granduca alla uscita dal teatro, moto che fu sventato per il tradimento di Guglielmo Libri, secondo le testimonianza del Lucarelli nel suo volume stampato a Genova il 1853; E a Roma i pa­trio t.ti aspettarono invano che il Sercognani, l'audace soldato di Napoleone, venisse in aiuto con i suoi volontari: egli non apparve, non perché, come vuole lo Zama, sia stato vìnto dall'oro papalino, ma perché, come attesta il Rodolico in un pregevole saggio del 1932, fu vinto dai papalini nell'assalto di Rieti. La sommossa non ebbe altra dilatazione, annota assennatamente il De La Noue, per la deficienza organizzativa, per la mancata concordia d'intenti, per la indeterminatezza del comune piano di azione. Per altro negli Stati ribelli nessun provvedimento si prendeva di difesa, poiché erano fermamente con­vinti che il governo del Re di Francia, diretto dal La Fayette, come aveva interdetto, nel '30, al re di Prussia d'inviare le sue armate contro il Belgio, avrebbe ora impedito, in virtù del principio del non intervento, all'Austria con la forza di mescolarsi negli affari dell'Italia eentrale. E invero il 16 del febbraio stesso il ministro degli esteri del governo provvisorio di Bologna, conte Cesare Bianchetti, si presentava al De La Noue, per esporgli a tutto ciò ohe riguardava il movimento operato a Bologna e le sue conseguenze con la ferma fiducia ohe la rivoluzione da tutti sarà giudicata legittima e necessaria e con la preghiera di invocare dalla Corte di Francia a lor favore il principio sacro della non intervenzione . Il delegato bolognese fu gentilmente accolto dal De La Noue, che gli promise d'interessare della questione il suo ministro e lo ringraziò anche caldamente dell'invito di recarsi personalmente a Bologna; ma non risulta ohe abbia dato assicurazioni