Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno <1962>   pagina <687>
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Libri periodici
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periodicamente VArchìvio storica, direno dal Capponi, le cai ricerche non eran solo un fatto erodi tivù, poiché aveva di mira il risveglio della dignità e della civiltà della Na­zione e Q Giornale agrario, diretto dal Ridalli, su ricordato, che dai problemi essenzial­mente tecnici risaliva spesso, senea che la polizìa, assillante, si, ma in verità piuttosto ignorante!!;, se ne avvedesse, a problemi sociali riflettenti i rapporti economici, e anche talvolta morali, tra i proprietari e i coltivatori. Ne furun chiuse, per quel che mi risulta, le scuole di mutuo soccorso, che eran divenute il modello, in Italia, del genere e che a Firenze, per opera del Ridala e del Capponi, e a Pisa del Serristori, grandemente giova­rono a restaurare la coscienza popolare e a infonderle il culto della patria. Nel '36, poi, il Lambruschini fonderà, come è noto, la Guida dell'educatore, (e ne fu l'anima sino al 1866), la anale si proponeva di far centro del processo educativo la religione, ma non la religione astratta ed esteriore come era professata, secondo lui, al tempo suo, ma tale che investisse interiormente le potenze dello spirito e formasse, cosi, tatto l'uomo. E anche il Gabinetto letterario, istituito dal Vieusseux sin dal 1820, con l'annessa biblioteca di oltre 55.000 volumi e che ospitava riviste e giornali nostrani e forestieri di ogni tendenza, indubbiamente continuò ad essere frequentato non solo dai fiorentini, ma dai rifugiati che venivan da ogni angolo della penisola.
Intanto nel 1839 si apriva in Pisa il Congresso degli Scienziati, il primo in Italia, ad onta delle recriminazioni violente del cardinale Lambruschini. successore del Bernetti nella segreteria dello Stato pontificio, il quale considerava la riunione un pessimo esempio della cosi detta filosofia e dell'empietà e della libertà italiana , tanto che proibì severamente a tutti i professori delle università dipendenti dalla Santa Sede di parteciparvi. E grande afflizione (son sue parole) gli procurò l'intervento alle adunanze dello stesso Granduca di Toscana, il quale (sia detto stavolta a suo onore) segui i lavori con costante interessa­mento, animato dal desiderio fervido di conoscenze positive e dal proposito di promuovere tatto ciò che potesse favorire la floridezza materiale del suo paese. L'agente francese nella lettera confidenziale al suo ministro, nella quale dà informazioni dell'andamento delle sedate, afferma recisamente che nessuna allusione politica fu fatta mai durante i dibattiti, ma consta a noi che non mancarono punto gli incitamenti, sia pure un pò* velati, non solo ad impartire ai lavoratori della campagna più sicure nozioni agrarie, ma a dar loro anche un po' più di pane e un po' più di giustizia.
Negli anni che corsero dal 1840 al 1845, caratterizzati nella penisola dal progressivo venir meno del mazzinianesimo e dagli ultimi conati rivoluzionari infelicemente falliti, nulla di propriamente rimarchevole successe in Toscana. Però sul finire del *45 un fatto grave causò il turbamento degli animi. Nella notte tra il 23 e il 24 settembre a Himini era scoppiata una rivolta, provocata dal Ribotty de Molières, un piemontese mazziniano che nel 1833 era passato al servizio della Spagna con il grado di colonnello e si era poi fissato a Valenza. Con le sue bande armate aveva percorso quella notte tutti i quartieri riminesi e aveva costretto alla resa la guarnigione papalina di circa una cinquantina di uomini; ma, giunta improvvisamente la notizia che il Cardinale Legato stava disponendo rinvio di truppe per reprimere l'insurrezione, i rivoltosi se la diedero a gambe, compresi i papalini, abbandonando le armi sulla pubblica piazza; e parte di essi si portò sui monti ai confini con la Toscana e altri, tra cui il Ribotty, fuggirono per mare. Sollecitato premu­rosamente dall'agente ufficiale dell'Austria a Firenze, il Granduca, non senza ripulse (sia detto per la verità storica) si decise di dar ordine a due compagnie di linea di partire per Rocca San Cacciano, che era il punto estremo della frontiera toscana. I fuggiaschi furono arrestati e internati; però il Granduca non li consegnò punto al governo di Roma (sia ben inteso): in seguito ad accordi convenuti con il governo francese, tramite l'agente della Legazione di Firenze, per salvar loro la vita li fece imbarcare a Livorno onde rag­giungessero Marsiglia, a patto per altro che per nessun motivo sarebbero riapparsi in Toscano, che in tal coso li avrebbe fatto arrestare nuovamente e poi avrebbe proceduto alla loro estradizione. Ma uno dei prigionieri, il Bensa, che figurava tra i capi del movi­mento di Rimini, non mantenne la parola data. Elusa a Marsiglia, dopo, pare, aver presi accordi con il Ribotty, che si era nascosto a Malto, la sorveglianza della polizia francese