Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno <1962>   pagina <691>
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Libri 6 periodici 691
di potere nelle mani del Cavour, ammonire sul pericolo nazionalistico irlandese che l'I n-glùltcrra si allevava in seno, rammentare in Napoleone IH, con ispirazione assai più anticlericale ohe non democratica, l'oppressore delle libertà repubblicane a Roma. Ecco l'asperrimo ritratto polemico che Russell delinea dell'inconsistenza politica delle opinioni di Derby, ritratto notevole non per i suoi pur fonda tissimi giudizi quanto perchè mette in. luce una prassi acremente personalistica nell'ambito di una classe dirigente che s'identifica con un ceto aristocratico estremamente ristretto e sostanzialmente omogeneo. Ecco ancora Russell porre al centro del programma ministeriale liberale nei confronti dell'Italia, se­condo una consuetudine ormai trentennale, che vale più come principio che non per la sua effettiva validità, la riforma interna negli Stati della Chiesa. Dalle annotazioni del Furlani su Russell resta invero ribadito il ruolo determinante assunto dal ministro degli Esteri, a preferenza dello stesso Palmerston, dinanzi al problema italiano: plebiscito ed autodecisione dei popoli, e quindi implicito, immediato svuotamento dei preliminari di Vfflafranca, restano due cardini fondamentali che anticipano quelli che Napoleone Ut riuscirà ad impostare senza ostacoli soltanto dopo hi liquidazione di Walewski. Al tenta­tivo di Disraeli di minimizzare obiettivamente e globalmente la questione italiana nel­l'ambito di un compiuto orizzonte europeo Gladstone replica con sintomatica vivacità, facendo balenare per la prima volta quell'alternativa rivoluzionaria mazziniana, che oggi si cerca di confinare nelle nebbie del mito, e che doveva viceversa avere una sua ben immediata e minacciosa consistenza, almeno sul piano emotivo, propagandistico, della opinione pubblica, se da essa si poteva ricavare un argomento polemico per invocare una solidarietà liberale internazionale a fine di conservazione. Assai sagace è parimenti l'osservazione del Gladstone sulle funeste conseguenze del giogo politico esercitato dal­l'Austria sugli Stati indipendenti della penisola, senza dar modo ad essi, per le preminenti preoccupazioni poliziesche, di fruire di quell'efficienza amministrativa che pur si apprez­zava a ragione nei domini imperiali.
Durante i mesi di sospensione dei lavori parlamentari britannici, fino al gennaio 1860, interessanti ripercussioni del problema italiano hanno luogo a Stoccolma e Berlino, ed è merito del Furlani averle illustrate, aprendo in tal modo un capitolo pressoché inedito del suo argomento. La comune nozione delle vastissime risonanze culturali ed ideali del Risorgimento italiano si arricchisce di nuovi ed interessanti elementi allorché vediamo il Lallerstedt auspicare per la Svezia, nei confronti della Russia e nell'ambito delle libertà scandinave, il medesimo compito propulsivo e liberatorio che sta espletando il Piemonte. Quanto agli atteggiamenti prussiani, maturati durante l'inverno ma venuti alla luce del dibattito parlamentare nel marzo 1860, giova sottolineare la durezza e l'assolutezza onde i cattolici, capitanati dai fratelli Reichensperger, esponenti della grande borghesia com­merciale di Colonia che già era stata all'avanguardia del liberalismo quarantottesco, ade­riscono alla causa austriaca, identificata senz'altro con quella dell'ordine: una posizione ben più drastica, e meno comprensibile di quella del clero, preoccupato esclusivamente della salvaguardia temporale dei diritti del papa. La maggioranza ministeriale si pronun­ziava peraltro in senso più o meno scopertamente italofilo, e nel seno di essa gli accenti più marcati venivano assunti dal Vincite, erede della migliore tradizione liberale a tinte democratiche del periodo di Francoforte, il quale sottolineava soprattutto, riprendendo i temi della polemica di Palmerston, il progressivo estraniarsi dalla sua funzione germanica da parte dell'Austria, rivoltasi a compiti di mera compressione poliziesca a danno di altre regioni europee. Il Vincke peraltro e questo è un dato costante del liberalismo europeo, di cui era pervaso in quelle stesse settimane, assai più. che non il suo premier, lo stesso Russelllevava un grido d'allarme contro le tendenze espansionistiche francesi ed invo­cava il consolidamento di una cintura di sicurezza intorno all'impero di Bona par te.
fl problema dell'annessione di Nizza e Savoia acquista infatti, per le sue pesanti e dirette implicazioiii con quello generale dell'equilibrio europeo, un'importanza determinan­te nel corso della primavera 1860, al punto da Incrinare pericolosamente la recentissima intesa fra Londra e Parigi che Palmerston non aveva esitato a sbandierare al eentro del suo programma di governo. L'indignazione dell'opinione pubblica inglese si manifesta