Rassegna storica del Risorgimento
ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
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692 Libri e periodici
in proposito spontanea ed unanime. Disracli, naturalmente, corre avanti con la sua ramo rosa polemica e cerca di smantellare con una critica corrosiva l'intero edificio nazionale italiano. Ma lo stesso Palmerston si allarma, e procura di far neutralizzare la Savoia ed annetterla alla Svizzera pur di non vederla ceduta a Napoleone III. Particolarmente significativo il veemente discorso di Lord Shaftesbury, l'uomo che da anni assicurava al Cavour l'appoggio non certo disinteressato di influentissimi ambienti protestanti inglesi, e che ora arriva al punto da suggerire al conte la resistenza armata alle pretese della Francia. Ora che le conseguenze dell'intesa franco-sarda sull'equilibrio europeo sì scorgono in forma completa, vistosa, si verifica in Inghilterra una sorta di levata di scudi, di union sacrée, che, senza negare di massima i benefici effetti della nuova politica commerciale inaugurata dal Gladstone nei confronti della vicina d'oltre Manica, si dichiara tuttavia per una forte e decisa ostilità sotto il profilo politico. Su questa posizione solo apparentemente incoerente, ma che rispondeva viceversa ad una precisa consapevolezza cosi delle esigenze economiche come del tornaconto politico dell'Inghilterra, si attestò l'intera opinione pubblica britannica, con franche e risolute dichiarazioni anche di antichi oppositori, come il Derby, dopo che gli estremisti fra questi avevano tentato invano di coinvolgere il trattato di commercio nelle critiche all'azione del governo. A lungo, in verità, Russell s'illuse che Napoleone rinunciasse ad un ingrandimento territoriale che non poteva non metterlo in luce sfavorevole dinanzi a tutta l'Europa. Sulla base di questa presunzione l'azione diplomatica inglese si sviluppò con una fiacchezza ed inconcludenza davvero deplorevoli. Manifestatesi peraltro senza ambagi le intenzioni di Parigi, l'irrigidimento di Russell fu pronto ed energico, anche a costo di riesumare quell'atmosfera di ce ago della bilancia nel concerto europeo per tener fede alla quale i conservatori avevano perso il potere.
RAFFAELE COLAPIETRA
Muzio MUZII, Teramo e l'impresa dei Mille; Pescara, Editoriale Trebi, 1961, m 8, pp. 255 con tav. L. 1500.
Il volume oltre che sulla partecipazione di Teramo all'impresa dei Mille, si impernia sulla figura di Antonio Tripoti, che di questa partecipazione fu una delle più importanti e singolari figure.
Il Muzii basa la sua indagine su numerosi documenti dell'Archivio di Stato di Teramo e su parecchi opuscoli dell'epoca, tra i quali spiccano uno del Medori {Per ingiuste accuse, Teramo, 1860) e quello del canonico liberale Ariodante Mambelli (Brano di Storia Patria contemporanea, Teramo, 1860); come vedremo più innanzi si tratta di una indagine valida ed utile che ci dà un quadro chiaro ed abbastanza documentato degli avvenimenti abruzzesi sullo scorcio del '60. Considerazione questa che ci induce a dimenticare il tono enfatico dato spesso dall'autore al proprio lavoro ohe, a tratti, scade al livello delle composizioni meramente celebrative.
Repubblicano, il Tripoti, nel 1832, fu a capo di un moto mazziniano in Teramo; scoperto emigrò in Spagna, da dove tornò una prima volta nel 1848 e, defi ni ti veniente j nel *60, per partecipare alla spedizione dei Mille. Giunto tardi a Genova per imbarcarsi con Garibaldi, il Tripoti si recò dapprima a Napoli e poi nella sua Teramo per fomentare anche sul continente l'insurrezione. Quivi, a somiglianza di altre zone del Mezzogiorno continentale, esisteva un Comitato insurrezionale ohe inalberava a sua insegna il motto, in realtà assai poco sovversivo, di Ordine ; tale Comitato, fedele alla propria insegna, nulla faceva contro il Borbone; era costituito, infatti, da gente che fintava sì hi prossima caduta del Regno delle Due Sicilie e si premurava, di conseguenza, di predisporsi un alibi, ma che si guardava dalj'csporsi por accelerare il corso degli avvenimenti.
L'arrivo del Tripoti a Teramo valse, in un certo senso, a sbloccare la situazione; sorse, infatti, un Comitato Centrale d'Azione ?> del quale, oltre al Tripoti, fecero parte nomini come i fratelli Bonolis, il Forti, il Delfico.. Giunte lo armi da Rimini (circa 4000 fucili) ad opera del Comitato genovese, l'insurrezione di tutto l'Abruzzo era stata fissata per il 9 settembre dai Comitati rivoluzionari della regione, riunitisi a Salino. Ma lo sbarco