Rassegna storica del Risorgimento
ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
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1962
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Libri e periodici
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Alla scarsa efficienza dell'esercito napoletano si contrapponeva la genialità di Garibaldi e il valore degli uomini ohe lo seguivano. U piano di attacco garibaldino in Sicilia era di gran lunga superiore a quello difensivo borbonico; a Calatafimi, pur nella modestia del fatto d'armi, le camicie rosse si batterono certamente bene e seppero conquistare un successo psicologico di primo piano. Si aggiunga che tutta la Sicilia era praticamente m rivolta contro l'autorità napoletana (valga a dimostrarlo la fantastica galoppata di Pilo e di Corrao da Messina a Palermo, nell'aprile del '60, in mezzo a popolazioni in armi) per cui la caduta di Palermo non fu dovuta soltanto, come crede il Topa, all'assurda resa del presidio borbonico di ventimila uomini alle poche migliaia di garibaldini, ma, e in misura decisiva, alla violenta sommossa del popolo palermitano che coprì la città di barricate i dagherrotipi del tempo lo attestano impedendo ogni manovra nell'agglomerato urbano alle truppe regolari e resìstette impavida al violentissimo bombardamento effettuato sul centro della città dal forte di Castellammare e dalle artiglierie della flotta in rada.
Considerazioni che valgono anche per la seconda fase della campagna. Sul Volturno, infatti, l'esercito di Francesco IT non riuscì certo a capovolgere la situazione che era ormai saldamente in pugno di Garibaldi. In ogni caso l'esercito sardo aveva attraversato la frontiera d'Abruzzo e marciava verso Gaeta. Se il suo apporto fosse indispensabile è un problema aperto, ma in ogni caso è indubbio che la sera del 1 ottobre 1860 la monarchia borbonica era finità. La valorosa difesa di Gaeta valeva solo a salvare l'onore dell'esercito napoletano. s. MASSIMO GANCI
FRANCESCO BRANCATO, Francesco Perroni Paladini garibaldino e uomo politico (Collana di studi sul Risorgimento italiano a cura del Comitato di Palermo dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 3); Palermo, Flaccovio, 1962, in 8, pp. 112, tav. 6. L. 1200.
Ai due precedenti volumi con i quali ha avuto inizio la nuova collana di studi risorgimentali promossa dal Comitato palermitano del nostro Istituto (// Risorgimento vive, del Rodolico, e Sicilia 1860, del Falzone), si aggiunge, ora, questo felice profilo del Perroni Paladini scritto da Francesco Brancato, lo studioso palermitano che cosi ricchi contributi ha dato alle ricerche sul Risorgimento siciliano, dal saggio sul Parlamento siciliano del 1848 all'ampia ricostruzione delle vicende dell'Isola nel primo ventennio di vita unitaria.
Dopo avere accennato alla formazione spirituale ed alla giovanile attività cospirativa del Perroni Paladini prima del '60, il Brancato si sofferma particolarmente ad analizzare l'opera da lui svolta quando, nominato da Garibaldi governatore del distretto di Castroreale, ebbe a provvedere, insieme, alle operazioni per la leva militare ed alla non meno difficile ricostituzione dei consigli civici. Appaiono, così, attraverso le relazioni al prò-dittatore e le motivazioni delle sue ripetute richiesto di dimissioni (furono accettate soltanto alla metà di ottobre), due problemi tipici dell'Isola. E mentre intorno al problema della leva acquistano, rilievo il contrapporsi delle correnti, ed anche certi aspetti atomistici nell'organizzazione militare garibaldina e l'affiorare dei primi contrasti e delle prime incomprensioni fra nord e end, nella ricostituzione dei consigli civici si profila non soltanto la lotta particolaristica fra le fazioni, ma, ben più rilevante di senso storico, la pressione contadina, che dalla rivoluzione traeva motivo per riporre il problema delle terre comunali. Il Perroni Paladini riuscì, alternando l'esempio al gradualismo, ad ottenere buoni risultati per la leva e nel campo civile persuase i contadini sono parole sue a ritirarsi dai feudi ed a rimettere le cose allo stato antico : di orientamento democratico e vicino al Crispi, in effetti egli si ritrovava con. la mente dei Mille nel fortissimo sentimento unitario e nella concezione di una rivoluzione nell'ordine nella Iugulila.
Sotto questo aspetto, anzi, ci pare soprattutto meritevole d'attenzione ed esemplare l'arco successivo della vita politica del Perroni Paladini, quale vicn fuori dai capitoli che