Rassegna storica del Risorgimento
ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno
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1962
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pagina
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700
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Libri e periodici
non può aver senso dunque, in uno spirito Infariniamo cavourriano: essa è iniziati va popolare ohe rompe, anzi, gli schemi e i programmi del moderatismo e dà una giustificazione alla ripresa dei democratici.
Si aggiunga che Manetta Campo, ucll'esaltarc il patriottismo della propria famiglia, ebbe a sostenere che il Riso aveva deciso di passare all'azione insurrezionale dopo aver ricevuto una lettera stimolante che Giuseppe Campo esule a Genova, dopo il fallimento del tentativo dell'ottobre '59 aveva indirizzato a lui ed a Giuseppe Bruno Giordano (Vita politica della famiglia Campo dal 1848 al 1860, Palermo, 1884, p. 7). Asseriva pure, la Campo, che il fratello, per mantenere la corrispondenza con Palermo, si era avvalso dell'aiuto del marchese Naselli (del quale ricordiamo, per inciso, le idee repubblicane), e poiché un'annotazione di questi su una lettera invia tagli dal conte di S. Adriano conferma l'asserzione, non c'è motivo per dubitare della particolare corrispondenza fra il Campo ed il Riso ed il Bruno Giordano: non ci pare che si possa dare alla relazione lo sfondo del moderatismo lafariniano, sulla cui azione ritardante non manca una ricchezza di documentazione. Né ci pare che possa essere ricondotta nettamente al moderatismo la successiva azione delle squadre.
Diremo, anzi, per quanto concerne il Campo, il cui tentativo del '59 il Falzone definisce'non ispirato da Palermo (p. 85), che ciò può essere ammesso e credo che sia l'esatto intendimento del Falzone nel ristrettissimo senso dell'iniziativa immediata, che sotto l'aspetto della preparazione quel moto si era inquadrato in quel piano di una generale sollevazione dell'isola per il quale Crispi era già venuto in Sicilia ed intraprese il secondo viaggio. Anche per questa via ci ritroviamo, così, ad una ispirazione che non è certamente del moderatismo.
Di là dai dissensi e dai consensi particolari* comunque, è doveroso riconoscere che Sicilia 1860 è testimonianza, senza angustie regionalistiche, di fedeltà alla propria terra.
RENATO COMPOSTO
PASQUALE LOPEZ, Enrico Cenni ed i cattolici napoletani dopo l'Unità; Roma, Edizioni 5 lune, 1962, in 8, pp. 229. L. 1000.
FULVIO TESSITORE, Aspetti del pensiero neoguelfo napoletano dopo il Sessanta! Napoli, Morano, 1962, in 8, pp. 164. L. 1300.
Una antistoria d'Italia nel periodo del Risorgimento è ancora quasi interamente da scrivere. Eppure, da molti autorevoli studiosi si é avvertito il bisogno di questa antistoria che, ponendosi dal punto di vista dei vinti del Risorgimento, trattasse, da un lato degli ordinamenti e delle ideologie degli anciens régimes al momento dell'unificazione; e dall'altro, di quelle correnti di pensiero che, non partecipando direttamente al processo unitario italiano, si posero poi in atteggiamento critico, sia pur in diversa misura, rispetto ai metodi seguiti per condurlo a termine ed ai principi che l'avevano ispirato.
A quest'ultimo problema hanno inteso dare una sistemazione i due recenti scritti del Lopez e del Tessitore, ambedue rifercntesi alla crisi post-unitaria del pensiero napoletano. Una crisi che, anche se meno appariscente di quella degli anni immediatamente precedenti al decisivo sessanta e che denunciava lo sfacelo di tutta una compagine statale, merita di essere giustamente considerata soprattutto se si vuol comprendere e mettere nella giusta luce il problema che, primo tra tutti, ha travagliato i primi cento anni di vita unitaria, vale- a dire il problema meridionale.
Le richieste d'autonomia all'indomani del 1860, da parte delle popolazioni annesse , si fecero sempre più pressanti, anche perchè il centralismo eccessivo, dettato d'altronde da necessità inderogabili di politica interna ed estera, instaurato dal governo piemontese, dava l'impressione che questo fosse guidato dal principio di annessione piuttosto che da quello dia fusione . Questo stato d'animo si fece particolarmente sentire a Napoli, dove gli ultimi esponenti della cultura meridionale tentavano in quegli anni di far argine contro le nuove idee che, venuto al seguito delle troppe regie e degli emigrati, stavano sconvolgendo il vecchio mondo spirituale dell'ex-Roame.
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