Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno <1962>   pagina <701>
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Libri e periodai 701
NcU'intraprcnderc lo studio dì tali atteggiamenti, è necessario, preliminarmente, distinguere* come fa il Tessitore tra coloro per i quali l'autonomismo rappresenta una soluzione di ripiego, visto l'inevitabile crollo di ogni tentativo costituzionale borbonico (p. 18), e chi nelle autonomie locali e segnatamente meridionali, vede un completamento della raggiunta Unità, orientandosi cosi verso una concreta, profonda, realistica valu­tazione dei problemi politici e facendo in tal modo una professione di fede u modo suo liberale ed unitaria (p. 33).
A questi ultimi, soprattutto, è dedicata l'attenzione del Lopez e del Tessitore dei cui studi ci stiamo occupando, poiché l'atteggiamento nostalgico di Liborio Romano e di Luigi Dragonetti diede Inogo ad un municipalismo che, nonostante gli spunti di riva­lutazione avanzati dal Moscati in questa Rassegna riguardo al primo, è ben lungi dall'es­sere sorretto da una chiara valutazione ideologica e pertanto può essere facilmente tacciato di borbonismo morale (Tessitore, p. 38). La posizione in proposito di Giovanni Manna è sufficientemente approfondita dal Tessitore, limitandosi invece.il Lopez ad una sommaria esposizione, poco critica, del suo pensiero riguardo particolari problemi. Tes­sitore coglie nel Manna alcuni punti di contatto col borbonismo di Romano e Dragonetti, rilevando nel pensiero del giurista napoletano una irrisolvibile aporia tra il riconosci­mento della decadenza del regno e l'accusa al governo centrale di aver raccolto la difficile eredità del meridione senza puntellare il nuovo col vecchio, amministrando con il governo che già esisteva in attesa che il tempo e la calma permettessero davvero di creare una nuova compagine statale fondata sulla salda solidarietà di due parti che ai univano .-41).
Ben lungi da tali posizioni sta quel gruppo di filosofi e giuristi che è stato denominato neoguelfo . TI loro autonomismo, invece di indulgere a nostalgie o a consolare delusioni federalistiche, è sinceramente unitario e tale si rivela tutto il loro atteggiamento rivolto a risolvere il dramma spirituale in cui si dibatteva l'Italia post-risorgimentale.
Più giurista che filosofo. Federico Persico, cui il Tessitore dedica un ampio e me­ditato capitolo, fermò la sua attenzione sulla crisi del regime parlamentare e sui possibili rimedi relativi. Così, anche se il pensiero del Persico, per questo verso, fa parte di quella vasta letteratura antiparlamentaristica che caratterizzò gli ultimi decenni del XIX secolo il significato del suo antiparlamentarismo e del suo corporativismo, frutto di una esi­genza speculativa destinata a rivivere nel riallacciarsi alla tradizione culturale napoleta­na (p. 62), va colto nell'attenzione vigile (prestata senza veli e preoccupazioni di sorta) alla fortuna del principio di autorità nello Stato italiano dopo il '70 (p. 62). Motivo che, come si vedrà, costituì uno dei cardini attorno cui si svolse il pensiero di Enrico Cenni.
Il sistema parlamentare, sostiene il Persico, introdotto nel continente europeo, ha completamente falsato quello che era lo spirito del parlamentarismo britannico, poiché, mentre la costituzione inglese, frutto di una lenta elaborazione secolare, rappresenta hi realizzazione politica del principio individuale (Tessitore, p. 66), il parlamentarismo europeo ha adagiato le forme di quello britannico su di una costruzione razionale ed astratta (p. 66) di chiara origine francese. Inoltre, nel.continente si è preteso realizzare il sistema rappresentativo solo al vertice, quando in Inghilterra, il sistema rappresentativo è basato e condizionato da tutta una struttura rappresentativa della società, il self-government. Ma un altro aspetto negativo è colto dal Persico nel sistema parlamcntaristico europeo, vale a dire quello schematismo statale, venuto fuori dalla Rivoluzione francese e caratterizzato appunto dalla contropposizione tra il cittadino singolo, rivestito di propri detcrminati diritti e lo Stato fornito di personalità giuridica che lo rende al tempo stesso titolare di poteri e di doveri di cui ho piena, responsabilità (p, 68).
Strettamente collegato a questi problemi è quello dell'autorità che si legittima da se perche si basa sulla competenza (Tessitore, p. 69); ecco, allora, come la sovranità, che altro non è che l'autorità pubblica, non è un dono che Iddio ha latto direttamente ad nn uomo, ad una casto, ad un popolo (Tessitore, p. 70), ma tutti la possono oserei* tare, purché siano competenti. Questo è il principio democratico, affermante l'egua-
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