Rassegna storica del Risorgimento
ROMA ; MUSEI ; GIOVAGNOLI RAFFAELO
anno
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1962
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pagina
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705
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Libri e periodici
705
Persico, che tluimo aii efficace apporto alla chiarificazione delle posizioni politiche dei loro autori, riesce a dare una chiara visione delia problematica politica degli ultimi eredi di lineila cult uni napoletana nella loro fatale lotta contro le nuove ideologie politiche e filo sufiche. Nella sua ricerco, il Tessitore, come avverte nelle sue conclusioni, si è sforzato di cogliere il positivo, forse solo il positivo, dell'esperienza neoguelfa, e non il negativo, il caduco , perchè convinto che il negativo, il caduco, non può interessare, non può aiutare per se "umanità indagante dello studioso , pur sempre avendo chiara la coscienza dei limiti presenti necessariamente al discorso che (...) finivo innanzi , coscienza che gli ha permesso di arrestarsi ai confini del dissenso, senza indulgere a critiche eccessive o a polemiche inattuali sempre quando vengono a turbare la necessariamente scrupolosa, umile disposizione dello studioso di fronte all'esperienza che indaga, a qualsiasi esperienza, anche a quella a lui più lontana e perciò meno familiare (p. 111). Ed è questo il lato di maggior pregio del libro. -Emo SciACGA
ROMAIN RAINERO, / primi tentativi di colonizzazione agricola e di popolamento della Colonia Eritrea (1890-95)-, Milano, Marzorati, 1960, in tt, p. 255. L. 2000.
Una delle questioni che ha sempre destato grandi preoccupazioni negli Italiani è stata quella dell'emigrazione. Le decine e poi le centinaia di migliaia di connazionali, che ogni anno varcavano le Alpi o gli Oceani in cerca di un lavoro che permettesse loro di vivere, sollevavano diversi problemi: anzitutto la sottrazione all'economia italiana degli elementi più validi, il contributo del lavoro italiano all'economia e alla ricchezza dei paesi stranieri, la necessità che gli Italiani, in genere meno istruiti e in mancanza di una organizzazione qualsiasi, si assoggettassero ai lavori più umili e meno redditizi. E questa regola non era infirmata dalle rare eccezioni di quegli Italiani che riuscivano a conquistare posizioni preminenti. Era naturale quindi che il problema dell'emigrazione facesse sorgere il desiderio di avere dei propri territori, ossia delle colonie, dove dirigerla. E così gli Ita* liani non si sarebbero trovati in territorio straniero fra stranieri, e il frutto del loro lavoro sarebbe andato tutto a favore della madre patria. Fu questa necessità di avere colonie di popolamento che, insieme ad altri motivi, favori la nostra espansione coloniale prima in occasione dell'occupazione dell'Africa Orientale e poi, e soprattutto, in occasione dell'occupazione della Libia.
Al primo tentativo di colonizzazione agricola in Eritrea dedica il suo studio il Rai-nero. Uno studio basato su un'accurata e paziente ricerca condotta in vari archivi pubblici e privati: in quello del Ministero degli Esteri, in quello dell'exMinistero dell'Africa Italiana, in quello del Museo Storico dell'Istituto italiano per l'Africa, nell'Archivio Centrale dello Stato, in quello della Tavola Valdese di Torre Pellice, in quello Toselli, in quello della Curia provinciale dei Minori Cappuccini di Milano. Da tutti questi archivi ha tratto documenti interessantissimi, e in gran parte li pubblica in appendice. Ma non ha dimenticato nemmeno le pubblicazioni del tempo, che ha ampiamente e sistematicamente esanimate. Ne è uscita una monografia alla quale nulla manca e che nello stesso tempo permette conclusioni sicure.
Nel 1889 il possesso dell'altipiano eritreo si poteva considerare assicurato, quindi occorreva ora pensare olla sua utilizzazione, ossia come diceva un colonialista entusiasta, il capitano Camperio, bisognava che l'Italia facesse sventolare la sua bandiera civilizzatrice, cosi sai mari lontani come nelle torre tuttora inesplorate, ove possa aprire nuovi mercati ai suoi commerci. Gli Italiani, memori di antiche glorie, si dovranno mettere so questa via .
Perciò il 1 gennaio 1890 il governo emise un decreto sull'ordinamento civile della colonia, col quale, alla dipendenza del Governatore, venne istituito uno speciale Consiglio di Governo, composto da tre consiglieri civili, dei quali uno per l'agricoltura ed il commercio. Questa disposizione riaccese le discussioni, le polemiche e i dibattiti fra i colonialisti e gli anticoloniiilisti.