Rassegna storica del Risorgimento
LIBERALI ; TOSCANA ; CAPPONI GINO
anno
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1919
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pagina
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105
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U Ministero Cappotti e il tramonto del UberaUsmo toscano noi '48 lòà
della forma non impedivano la visione della realtà, scorgevano nei fautori della democrazia i sostenitori della rivoluzione, le cause prime di un estremo pericolo per l'indipendenza della patria. Il moderato Capponi, il ministro ridotto dalla ristrettezza dei tempi ad una politica di conciliazione coll'Austria, il collaboratore del Sostegno e del Pinelli in una repressione lenta e metodica di ogni tendenza radicale : repubblicana, non poteva appoggiarsi al Guerrazzi che aveva principi politici opposti sostanzialmente ai suoi. Ma il Capponi non vedeva nel Guerrazzi, come non vedevano in Piemonte l'Alfieri ed il Pinelli. per il Gioberti,! che, sotto l'apparenza del demagogo celavano un ingegno profondo ed un animo ardente capace del maggiore eroismo; non comprendeva che la forza morale, di cui l'agitatore livornese disponeva, poteva essere disciplinata, che un accordo tra il presidente dei ministri moderato ed il rappresentante più. forte della democrazia toscana poteva essere fonte di bene per la patria; che, concedendo sia pure all'ambizione dell'uomo e sacrificando in alcun che l'orgoglio della propria personalità, il Capponi avrebbe ottenuto l'unione di pensiero e di azione, che tutti desideravano e predicavano, ma che nessuno voleva attuare in realtà. Il Capponi non ebbe la visione chiara delle cose, che fu invece divinazione del Cavour, di fondere gli elementi capisaldi dei partiti più vari, in un tutto armonico, smussando le asperità apparenti o sostanziali che fossero : non l'ebbe, come non l'ebbero i suoi contemporanei, troppo ristretti nella vita del piccolo Stato, incapaci di concezioni libere e grandi.
Il marchese Gino ebbe per un istante l'idea di usar del Guerrazzi come e quanto dovevasi : L'altro partito - egli scrisse in proposito - era inviare a un tratto il Guerrazzi governatore in Livorno; è, fomentandone le ambizioni, adoperare lui medesimo a contenere i mazziniani che egli odiava e dispregiava. 11 quale modo già mi si era offerto alla mente ed io l'aveva messo innanzi per via di discorso coi dichiarare però che altri forse l'accoglierebbe, ma ch'io per me non avrei saputo usare quegli artifizi, che il disegno richiedeva, né avrei voluto, quand'io sapessi: e il dare mano al Guerrazzi era chiamarlo noi medesimi, se egli volesse, al Ministero. A noi pertanto non rimaneva che il solito accomodarsi alla dura legge della forza, quelle cause e quelle sorti che difendere io non potea, non fosse almeno ch'io le tradissi , I
i CAPPONI, Settanta giorni in Opere edite ed inedite, op. oit. H, 182, 133.'Ed il Guerrazzi dovette comprenderlo se lasciava 11 12 settembre 1848,.quando cioè tutte le Bperanze di conciliazione erano tramontate, elio il Corriere Livornese si