Rassegna storica del Risorgimento
LIGURIA ; STORIOGRAFIA ; GENOVA
anno
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1963
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pagina
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34
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34 Danilo Vmeruso
buire alla classe nobiliare genovese un significato nazionale o patriottico: da questo sottinteso presupposto deriva il giudizio sulla ribellione di Corsica che egli, in opposizione alle correnti democraticorisorgimentali, giudica come inopportuna e dannosa dal punto di vista della storia nazionale della penisola* Questo concetto territoriale dell'indipendenza porta il Vitale a rovesciare il giudizio tradizionale sulla natura della politica corsa del Governo genovese e della ribellione dei Corsi. Nel Vitale si avvertono in definitiva le tracce di una impostazione nazionalistica evidente non solo nel giudizio sulla questione corsa, che diventa il pretesto per rimpiangere un'occasione perduta per troppa debolezza da una parte e troppa ingenuità dall'altra, ma anche nella valutazione di episodi della partecipazione genovese alla guerra di successione spagnola, nella quale l'A. si lascia prendere la mano da alcuni motivi retorici e sentimentali (cfr. le pagine dedicate alle giornate del dicembre 1746, pp. 349-357). Affidate a tali criteri si dimostrano alcune contraddizioni di giudizio sulla classe dirigente, della quale vengono mostrate alternativamente ora le manifestazioni di immobilismo, ora le prove di capacità politiche: spicca inoltre e soprattutto la sostanziale incomprensione del periodo rivoluzionario troppo distante dal suo temperamento moderato. Nonostante i quasi vent'anni di distanza di tempo, il Breviario non si presenta in sostanza differente dall'impostazione della citata rassegna del 1938: per ciò sarà questa e non quello ad essere considerata come termine dì riferimento storiografico. La presente rassegna deve in parte derogare dai criteri seguiti dal Vitale: infatti non sarà presa in considerazione la storia genovese nella sua totalità, ma soltanto un periodo di essa, non solo per i limiti di preparazione del compilatore, ma anche per le esigenze di sottolineare i legami con la società europea del tempo, piuttosto che con la tradizione. In secondo luogo saranno considerati anche contributi minori, che di solito non rientrano in una rassegna scientifica, in quanto documentino comunque un certo interesse anche occasionale per i problemi della storia locale e in quanto apportino un minimo di utilità alle esigenze degli studiosi.
Sul finire della seconda guerra mondiale è venuta a tacere quella generazione di studiosi di storia locale che tanti contributi aveva in precedenza apportato; il Nurra, il PeUizzari, il Formentini, il Pessagno, lo stesso Vitale, non sono stati completamente sostituiti da altri studiosi continuatori della loro attività. Certo, non sono mancati anche nel recente dopoguerra studiosi di valore della storia genovese: ma non è più presente quella continuità di impegno, quella esclusività regionale che erano proprie della passata generazione. Studiosi come il Fonzi, il Rotta, il Venturi hanno dato contributi di prim'ordine alla conoscenza della storia genovese del Settecento: ma il loro interesse è europeo, non esclusiva mente regionale. Non esiste più la concezione della storia genovese come totalità: non a caso i più recenti studi di storia locale sono alimentati dalla Università più che dagli istituti tradizionali come la Società Ligure di Storia Patria. Molti di questi istituti dopo il 1945 scompaiono o si trasformano profondamente. Dopo l'esaurimento della generazione degli antichi studiosi, cresce sempre di più l'importanza dell'Università di Genova come centro propulsore di storia regionale. I contributi più recenti, frutto del lavoro degli istituti universitari, sono condotti con orizzonti più vasti di quelli consueti della storia locale, della quale vengono costantemente colti i legami con la storia generale. Le rinnovate prospettive di impulso per la storia locale non diminuiscono per questo l'importanza degli istituti looali, che restano pur sempre gli insostituibili