Rassegna storica del Risorgimento
LIGURIA ; STORIOGRAFIA ; GENOVA
anno
<
1963
>
pagina
<
36
>
36
Danilo Venerasi)
relative, alla Corsica: causa lo stato di guerra, gli è mancata, però, la possibilità di consultare nello Staatsarohxv di Vienna carte molto importanti per la com* prensióne di questo primo periodò della ribellione corsa. Lo stadio dell'Oreste procede su due direttive: da una parte il minuto stabilimento dei fatti quali emergono dalla documentazione, dall'altra la trattazione dei rapporti diplomatici di Genova con le potenze europee in ordine al problema corso. Ne risulta un quadro ampio ed esauriente della complessa situazione, alla cui risoluzione pacifica ostano, più che gli appetiti delle grandi potenze, le contraddizioni della politica genovese nell'isola La precisa esposizione dell'Oreste, corredata da ampia documentazione, mostra come vi confluiscano certi nodi storici che in nessun modo possono essere risolti dall'azione militare. La crisi, e l'impossibilità della sua soluzione, appaiono come aspetti della involuzione della cittàStato che, alle provincie ad essa subordinate e specialmente alle più lontane, è costretta ad imporre ulteriori limitazioni nello sviluppo politico, economico e sociale, per assicurare al proprio gruppo dominante la continuazione dell'esercizio illimitato dei potere e, nello stesso tempo, per proteggere la città dominante dalla decadenza dei traffici minacciati dalla potenziale concorrenza dei centri economici della terra ferma e della Corsica. L'Oreste, ben avvertendo l'importanza di questo punto, sottolinea come una delle prime e delle più importanti richieste dei ribelli, in seguito appoggiata anche dall'imperatore Carlo VI, si riferisca alla formazione di una classe dirigente locale, con la possibilità alla nobiltà corsa di adire alle più importanti cariche religiose e politiche, e di controllare la politica economica finanziaria del Governo centrale.
La storia della politica genovese è, in questa prima fase, la storia dell'incapacità di aderire a richieste di autonomia che avrebbero significato la rottura del quadro costituzionale della Repubblica, per il contraccolpo che un tale accoglimento avrebbe potuto provocare sui delicati rapporti tra Genova e le due riviere. Che il problema corso non potesse essere risolto con l'invio di un commissario straordinario pur equanime e ben accetto alle popolazioni dell'isola come il vecchio Girolamo Yeneroso, o con la sospensione di provvedimenti invisi come la tassa sulle armi, appare manifesto fin dall'inizio; infatti la missione di pacificazione fallisce, e i quarantuno capitoli promessi da Genova non vengono mai applicati, poiché una frazione del Minor Consiglio vi scorge una limitazione sostanziale all'autorità genovese. L'Oreste pone grande attenzione agli atteggiamenti delle grandi potenze in questo primo periodo della rivoluzione, ricostruendoli direttamente dallo spoglio della serie Corsica e Lettere Consoli e Lettere Ministri dell'Archivio di Stato di Genova: in questa fase ancora cosi fluttuante, si agitano la Spagna, che attende l'occasione propizia per ripetere in Corsica il tentativo recentemente fallito in Sardegna, la Francia, che si pensa come appoggio ad eventuali azioni spagnole ed ostacolo a concorrenti ambizioni inglesi e austriache, ed infine l'impero, chiamato a garanzia per assicurare la prosecuzione del dominio genovese in Corsica. Nel gioco intavolato dalle potenze del concerto europeo, è proprio l'Austria ad ottenere il primo vantaggio: l'Imperatore, chiamato da Genova, interviene eia come parsimonioso fornitore di truppe da impiegarsi contro i ribelli, sia, soprattutto, come testimone delle buone intenzioni genovesi e autorevole mediatore di pace.
È noto che alla questione corsa si è spesso intrecciata una più o mono evidente polemica di politica militante. Cominciarono i cronisti e i filosofi dell'Europa illuminisi:;! a circondare della loro simpatia la causa degli insorti: continuò