Rassegna storica del Risorgimento
LIGURIA ; STORIOGRAFIA ; GENOVA
anno
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1963
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pagina
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37
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Genova e la Liguria dal 1700 al 1815 37
la generazione risorgimentale ad esaltare la ribellione come uno dei tanti momenti del tramonto della tirannide oligarchica e della speranza del futuro risorgimento. Ma a questi lineari motivi ai sovrapposero nel tempo altri più sottili e complicati: la questione corsa diventa, a partire dalla seconda metà del secolo XX* il luogo di incontro di opposte ideologìe nazionali.
Alla abbondante produzione di parte francese si contrappose, specie dopo il primo conflitto mondiale, una sempre più vigorosa reazione di parte italiana, finché fra il 1930 e il 1940, le sue posizioni si irrigidirono in motivi che ben poco avevano del disinteresse scientifico. La direzione dell'Archivio storico di Corsica arrivò a identificare la posizione di Genova con quella dell'interesse nazionale aprioristicamente considerato e, per contrapposto, la ribellione dell'isola come un ingenuo tentativo che doveva sboccare, sia pur contro ogni intenzione, nella sottrazione dall'orbita della storia italiana. Oggi appare manifesta l'antistoricità dell'applicazione di simili criteri nazional-territoriali: la questione di fondo della ribellione corsa non può essere l'astratta rispondenza ad un senso di nazionalità che nel Settecento è ancora al di là da venire, bensì la coscienza dell'autonomia propria di alcune correnti della mentalità settecentesca. I Corsi, nel ribellarsi a Genova, non potevano commettere reato di lesa patria specialmente perchè quel problema allora non esisteva, mentre esisteva, fortissima, la volontà politica di sottrarsi a quello che essi consideravano dispotismo degenerato. Anche l'Oreste non sembra sottrarsi del tutto a questa mentalità, che nulla toglie tuttavia alla dignità scientìfica del suo contributo. Tra i non molti saggi che sfuggono ad una valutazione nazionalistica della questione corsa, presenta notevole interesse quello del Sandri1) sul progetto della costituzione redatto nel 1764 dal Rousseau per invito dei capi della rivolta. Nella storia di questo tentativo, poi fallito, il Sandri vede giustamente un aspetto dell'interesse e dell'universale simpatia dell'opinione pubblica illuminista verso i Corsi e una prova della penetrazione nell'isola dell'ideale illuministico dello Stato secondo ragione che associ il consenso dei popoli all'autorità del Principe.
Il lavoro della Rispoli2) sulla seconda insurrezione corsa (17331737) riprende, con minore maturità, il discorso là dove l'aveva lasciato l'Oreste, come parte dx un programma sistematico di ricostruzione critica degli avvenimenti corsi. Il programma non è stato poi continuato per la cessazione della rivista: sarebbe ora desiderabile che, cessata la polemica nazionalistica, venisse ripreso, con altro spirito, lo studio di quei rapporti tra Genova e la Corsica, sui quali, nonostante tutto, c'è ancora molto da scoprire: si pensi alle centinaia di filze, di mazzi e di registri conservati nell'Archivio di Stato di Genova che attendono ancora una adeguata utilizzazione. Non tutta l'abbondante produzione storiografica o pubblicistica sulla Corsica settecentesca (quasi totalmente anteriore al 1945) si riferisce direttamente al problema dei rapporti GenovaCorsica: essa è, tuttavia, qui menzionabile poiché Genova è sempre presente in primo piano. Una rassegna sistematica degli studi sulla Corsica esula dal nostro assunto: ci limiteremo
') L. SANDRI, // progetto di costituzione per la Corsica di Gian Giacomo Rousseau, in Archivio storico di Corsica, a. XVI (1940), ti. 3, pp. 257-291 e n. 4, pp. 431-460.
2) R. RISPOLI, La seconda insurrezione corsa del secolo XVIII (1733-1737), in Atti della Deputazione di Storia Patria per la Liguria, Sezione di Savona, voi. XXIII (1941), pp. 93-126 (edizione integrale) e in Archìvio storico di Corsica, a. XVII (1941), n. 3, pagine 289-330 (edizione ridotta),