Rassegna storica del Risorgimento

LIGURIA ; STORIOGRAFIA ; GENOVA
anno <1963>   pagina <41>
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Genova e la Liguria dal 1700 al 1815 41
non soltanto le provincic, ma, ora, anche parte del olerò cittadino, il ceto medio colto, gli artigiani sono ostili o indifferenti alle sorti dell'antico regime. Alcuni elementi di questo articolo si trovano più ampiamente sviluppati nell'indagine dello 6tesso autore sui rapporti tra Genova e Roma al tempo di Gemente XIII:J) il punto di partenza di questo saggio è dato dalla necessità di rivedere alcuni giudizi tradizionali sul giurisdizionalismo genovese, in passato negato dalla mag* giore parte degli storici (Corani, Rufiìni, Moresco).
Secondo il Fonai esiste una politica ecclesiastica di tipo giurisdizionalistico anche a Genova, che è gelosa di affermare le prerogative del suo dominio in tutti i campi della vita associata: essa ha caratteri propri, corrispondenti alla natura aristocratica e oligarchica dello Stato, caratteri che non offrono, per questo, minore preoccupazione alla S. Sede* Il Fonzi rintraccia lo spirito informatore del giurisdizionalismo genovese, non già nell'adozione dei nuovi principi del­l'Illuminismo europeo, ma nella continuazione di ruotivi secenteschi, costituiti dalla preoccupazione della classe dirigente di controllare l'episcopato. Anche nel Settecento, Genova è ben lontana da qualsiasi interferenza su terreno dogmatico, o direzione spirituale: preoccupazioni sociali e non dottrinali erano presenti nell'azione nel Governo genovese, sempre pronto alla lotta intransigente e acca­nita contro ogni tentativo di lesione dei privilegi dello Stato, ma sempre pronto anche all'accordo e alla collaborazione, ogni volta che la Curia sembrava venire incontro ai desideri e alle vedute della Repubblica.
Nella seconda metà del Settecento, i rapporti tra Genova e Roma sono molto ondeggianti: abbastanza buoni al tempo di Benedetto XIV, per l'adesione papale alle ragioni degli Stati che, nel caso di Genova, si manifesta nell'appoggio più o meno coperto alla repressione contro i ribelli, essi s'inaspriscono con Clemente XIII, che muove dal principio di garantire la libertà e il prestigio della Chiesa anche contro le pretese dei sovrani. L'atteggiamento di Papa Rezzonico, general­mente avverso a tutte le Corti, risponde ad esigenze che solo in parte l'oligarchia genovese può comprendere: nella questione della missione di mons. De Angelis in Corsica per sostituire i vescovi genovesi esautorati o fuggiaschi, Clemente XIII è spinto da considerazioni di carattere religioso come quella di evitare una guerra santa o addirittura uno scisma. Il Fonzi sottolinea la differenza tra l'atteggia­mento di Benedetto XIV, volto a ricercare l'accordo con gli Stati, e quello di Clemente XIII, preoccupato di assicurare l'apostolato della Chiesa, che non deve essere subordinato alla ragion di Stato. L'indifferenza o la segreta simpatia della Santa Sede alla causa dei ribelli, che desta a Genova e in molte Corti sen­sazione e scalpore, si associa alla lotta contro la pretesa genovese d'imporre vescovi di propria esclusiva designazione e di proprio gradimento. Nel conflitto relativo al Visitatore Apostolico, si riuniscono motivi assai complessi e difficil­mente riconducibili a schema: così appare che i Gesuiti, pur altrove accusati di strenua difesa del cuxialismo, siano invece i più tiepidi difensori della causa degli insorti, nonostante la loro ripetuta sudditanza alla Santa Sede.2) La lotta
1) F. FONZI, Le relazioni tra Genova 8 Roma al tempo di Clemente XIII, in Annuario dell' Istituto storico italiano dell'Età moderna e contemporanea* voi. Vili (1956), pp. 81272.
2) Sull'attcgginim-nto dei Gesuiti nella questiono corsa ancora all'inizio cfr. ora G. B. GUITTA, La rivoluzione in Corsica e la missione segreta del padre Luca Maria Gritta S. J, alla Corte romana neh"anno 1731, in Rivista araldica, a. XXXVIII (1940), un. 6 e 7, pp. 245-257, 289-300.