Rassegna storica del Risorgimento
LIGURIA ; STORIOGRAFIA ; GENOVA
anno
<
1963
>
pagina
<
42
>
42
Danilo Veneruso
di Genova con Clemente XI11 s'imposta, secondo il Fonai, su due fronti: quello della Corsica da una parte e quello della provvista dei vescovati vacanti, come Brugnato e Vcntimiglia, dall'altra.
Se lo studio del Fonzi, illuminando gli aspetti della politica ecclesiastica genovese, aumenta la nostra conoscenza su uno dei motivi più generalmente sentiti della vita europea del secolo, anche i rapporti tra cultura illuministica europea e quella genovese sono stati studiati in maniera adeguata solo recentemente da un altro giovane studioso. È noto che finora gli studi su questo argomento sono stati sempre molto scarsi e la ventata nazionalistica degli anni tra le due guerre non ha certo contribuito ad una migliore informazione. Il Rotta, ') ricostruendo l'ambiente culturale del Settecento genovese con un paziente lavoro di indagine bibliografica ed archivistica, ha potuto accertare l'esistenza di alcune personalità in stretto ed assiduo contatto con l'Europa colta dei lumi. Il contributo trae la sua orìgine dalla scoperta di alcune lettere inviate dall' illustre esponente dell'aristocrazia genovese Agostino Lomellini all'abate frisi, matematico e scienziato lombardo, lettere conservate alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Per il Rotta, esse costituiscono il pretesto o la trama per intessere un discorso sui principali temi dell'Illuminismo genovese: la curiosità per la scienza, la polemica anticuriale ed antigesuitica, che spesso si trasforma in lotta anticlericale, l'attenzione per le possibilità di riforme politiche, sociali, religiose ed economiche, il cosmopolitismo, la rivendicazione di ima cultura più libera e meno convenzionale. La ricchezza del materiale utilizzato e delle relative osservazioni ha indotto l'autore ad una tale scissione tra il testo e le note, che solo la padronanza della materia ha potuto contenere entro i limiti della narrazione. Nella breve introduzione (molti spunti verranno poi provocati dal commento delle singole lettere), il Rotta pone il periodo più fecondo del-r Illuminismo genovese tra il 1760 e il 1770, quando, sotto l'impressione della catastrofe corsa e della lotta impegnata contro la Santa Sede all'interno della stessa classe dominante genovese s'introducono fermenti rinnovatori e volontà di riforma. Proprio all'inizio di questo periodo si colloca il dogato del Lomellini, che apre il suo governo con il riallaociamento delle relazioni commerciali con la Spagna, nella persuasione che il commercio sia una delle fonti più importanti della prosperità dei popoli: ancora nel 1771, alla fine della sua carriera politica, come deputato delle stampe, il Lomellini proibirà l'introduzione nello Stato delle stampe filo-gesuitiche. La breve parentesi di apertura dello Stato genovese si chiude già nel 1770, quando vien meno la speranza di rinnovamento politico: l'Illuminismo perde allora ogni mordente, ritirandosi nei salons, come alimento, al più, di una cultura individuale; gli esponenti della generazione fin de siede non aspirano ormai più alle riforme, ma all'opposizione totale al regime: si considerino i Sauli, i Serra, i Biagini.
Può suscitare qualche perplessità il concetto di generazione, assunto come criterio distintivo dell'Illuminismo genovese; non bisogna trascurare il fatto che, dopo il 1770 e ancor più dopo il 1780, penetrano in Genova motivi accentuatamente radicali, anch'essi propri al comune patrimonio dell'Europa illuministica. La forte personalità del Lomellini è dal Rotta collocata al centro di
*) S. ROTTA-, Documenti per la storia dell'illuminismo a Genova. Lettere di Agostino Lomellini a Paolo Frisi, in Miscellanea di storia ligure, voi. I, Genova, 1958 pp. 189-329.