Rassegna storica del Risorgimento

LIGURIA ; STORIOGRAFIA ; GENOVA
anno <1963>   pagina <43>
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Genova 0 la Liguria dal 1700 al 1815 43
una fitta reto di rapporti con i principali esponenti della cultura europea degli Italiani del suo tempo, soprattutto coni Toscani e i Lombardi. Il contributo origi­nale del Rotta al progresso storiografico riguarda cosi l'inserimento del mondo culturale genovese nell'Europa colta dalla quale sembrava finora sostanzialmente estraneo. Uomini come il Frisi, il Fontana, il Mozzi, il D'Alembert, PAlgarotti, il Voltaire, il Beccaria, i fratelli Verri, il Condorcct, il Filati, il Radicati, il Carli, il Corani, il Queruli, entrano direttamente o indirettamente nell'ambito delle conoscenze e delle scoperte del Lomellini, che emerge così come una delle per­sonalità più aperte alla nuova cultura.
Anche a Genova l'Illuminismo alimenta alcune prospettive di riforma poli­tica: lo stesso Rotta, in un altro più. recente saggio,1) nato come recensione di un lavoro della BerselliAmbri,2) poi ampliatosi fino a divenire autonomo contributo, ha studiato i tentativi di riforma dello Stato concepiti sotto la pres­sione degli avvenimenti, riforma associata a quella degli indirizzi culturali della seconda metà del Settecento. I momenti di crisi dell'antica Repubblica (il 1746, la perdita della Corsica), si ripercuotono nell'opinione pubblica come occasioni per agitare prospettivo o programmi di riforma. Un manoscritto ancora inedito che il Rotta si ripromette di pubblicare, costituisce la documentazione di un'atti­vità sotterranea di un gruppetto di nobili genovesi (raccolto attorno al profes­sore dell'Università di Pisa De Soria), volta a ricercare le linee di un'ampia rifor­ma dello Stato nelle più lontane radici del regime nobiliare, che si immagina fondato sull'uguaglianza dei suoi membri e sullo spirito di devozione di questi verso lo Stato. Queste idee non vivono solo nel pensiero e nelle convinzioni di un gruppo ristretto, ma si appoggiano a ben precise richieste della nobiltà povera, ohe aspira a spezzare il dominio oligarchico della nobiltà ricca. Il Rotta mette in luce, tuttavia, come il principale fondamento delle proposte di riforma del De Soria e dei suoi amici genovesi sia costituito dalla sempre viva tradizione del Montesquieu, anche se questa si armonizza solo in parte con la costituzione aristocratica della Repubblica di Genova. H pensiero dell'illustre filosofo francese presuppone certo la presenza di una nobiltà, ma questa dev'essere aperta e non chiusa nei suoi previlegi: proprio per questo esso è riuscito, fin dagli inizi, sgradito al regime genovese, il quale reprime ogni manifestazione intellettuale, che aspiri a riforme politiche: non si può, tuttavia, impedire che un progetto di costitu­zione riformata sia redatto nel 1768 dal giovane Cclesia. H Rotta segue attraverso tutto il secolo, fino al periodo rivoluzionario ed oltre, la storia dei tentativi di riforma che si richiamano direttamente o indirettamente, poco o molto, ai motivi del Montesquieu. Di Pietro Paolo Celesia diplomatico e uomo di coltura genovese della seconda metà del Settecento, si è parlato abbastanza in questi ultimi anni: utilizzando un gruppo di quaranta lettere conservate all'Istituto Mazziniano di Genova, l'Oreste3' ha contribuito alla ricostruzione della biografia giovanile del noto ministro, che si conclude brillantemente con la nomina a ministro a Londra quando egli aveva da poco compiuto i vent'anni. Il Celesia potè formarsi al fecondo contatto dei maggiori illuministi dell'epoca, europei e anche italiani
') S. ROTTA, Idee di riforme nella Genova settecentesca e diffusione delle idee del Mon­tesquieu, in Movimento operaio e socialista in Liguria* a. VII (1961), un. 3-4, pp. 205-281.
2) P. BERSELLI-AMORI, L'opera di Montesquieu nel Settecento italiano, Firenze, I960.
3) G. ORESTE, Pieiro Paolo Celesia. Studi, amore, diplomazia, in Bollettino ligustico per la storia e la cultura regionale, a. VII (1955), mi. 1-4, pp. 2-32.