Rassegna storica del Risorgimento
LIGURIA ; STORIOGRAFIA ; GENOVA
anno
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1963
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pagina
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47
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Genova e Ut Liguria dal 1700 al 1815 47
Una visione complessiva della storia economica e sociale genovese nel Settecento ci è stata offerta dal Giaccherò, L) che ha fondato il suo contributo su minute indagini documentarie e sull'esame della letteratura sull'argomento. L'impostazione del lavoro risente dell'origine un po' frammentaria degli interessi dell'autore e, soprattutto, delle difficoltà di fornire, allo stato attuale degli studi, una sintesi così impegnativa. Non bisogna dimenticare, infatti, che ben scarsi sono stati finora i contributi particolari sulla storia dell'economia, della società e delle finanze del Settecento: sono ancora da esplorare i libri del Banco di S. Giorgio, conservati presso l'Archivio di Stato di Genova, necessari ad intendere la consistenza della ricchezza privata depositata in quel Banco. Si spera, tuttavia, che tra breve siano evidenti i risultati dell'intenso lavoro di ricerca intrapreso recentemente dall'Istituto di storia economica dell'Università di Genova diretto dal prof. Franco Borlandi.
Poco o nulla di preciso si conosce attualmente sui rapporti tra Genova e il suo territorio per quanto riguarda i problemi annonari, la storia dell'artigianato e dell'incipiente industria, dell'evoluzione economica e sociale della capitale e dell'intera regione, dell'osmosi tra le classi e, infine, della formazione e dissoluzione delle ricchezze pubbliche e private del secolo XVIII. In onesta situazione, un libro come quello del Giaccherò si riduce all'analisi di alcuni nodi macroscopici o caratteristici della società genovese: il Porto franco, la questione degli ebrei, la difesa dalla concorrenza dei porti di Nizza e di Livorno e, perfino, dal potenziale pericolo di un eventuale sviluppo dei porti liguri, la difficoltà di una permanente intesa con il blocco ottomano. Un'intera parte del volume è dedicata all'esame della potenza finanziaria ed economica della nobiltà genovese, che ancora nel Settecento continua la sua attività di prestiti alle grandi potenze. Dai documenti archivistici utilizzati, particolarmente dai bilanci e dalle deliberazioni d'imposte, il Giaccherò ricava l'impressione di uno Stato a struttura capitalisti co-finanziaria più che mercantile, perchè pone ormai all'attività mercantile ostacoli maggiori che non all'impiego e al movimento di capitali. Anche il Giaccherò vede nell'assottigUamcnto della classe dirigente e nella concentrazione del potere politico ed economico in poche mani uno degli elementi più, caratteristici della società genovese del tempo. La terza parte è dedicata, infine, all'esposizione del grande sistema mercantilistico e protezionistico in atto in tiztto lo Stato, ma specialmente nella città dominante, per assicurare alle masse popolari il minimo necessario alla sussistenza: a partire dal 1770 tale sistema viene, però, minacciato da un costante aumento del prezzo dei generi di prima necessità.
La storia economica del Giaccherò costituisce finora lo strumento più valido per una seria conoscenza delle strutture economico-sociali della Repubblica: più che una sintesi, certo immatura, essa è un invito all'esplorazione di un mondo delineato ed intravisto, più che effettivamente scoperto. Alla storia economica del Settecento genovese appartengono ancora alcuni contribuii o meglio semplici abbozzi o spunti.2)
*) G. GIACCHERÒ, Storta economica del Settecento genovese, Genova, 1951.
2) F. FONZI, La rivalità fra Genova e Livorno e il progetto di un porto/ranco alla Sposta, in Bollettino storico livornese, a. I, nn. 1-2, pp. 60-64; N. CALVI*, Commercio genovese in Danimarca nel Settecento, in Bollettino ligustico per la storia e la cultura regionale, a. IV (1952), n. 1, pp. 14-16.