Rassegna storica del Risorgimento

WINKLER LUIGI ; 1860 ; UNGHERIA ; DUNYOV ISTV?N ; MILLE (SPEDIZ
anno <1963>   pagina <61>
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Carteggio di due garibaldini ungheresi 61
Le fughe dai reggimenti magiari sono diventato quotidiane; parte dei fuggiaschi vengono arruolati nelle forze armate dell'Italia centrale, ma il maggior numero di essi sono mandati nel centro di raccolta di Massa Carrara. Ihàsz cita anche la lettera che Winkler gli ha scritto dall'Italia centrale e in cui questi parla di sette soldati di fanteria scappati da una compagnia ungherese di stanza a Gon­zaga: essi affermano che i loro compagni ungheresi non attenderebbero che nna occasione propizia per rifugiarsi in territorio modenese. )
L'organizzazione dei disertori di Massa Carrara viene affidata a Dunyov, 2) ma si lascia in sospeso la questione del loro futuro impiego. Si pensa alla possi­bilità di formarne una nuova legione, ma certe considerazioni si oppongono: lo stesso Ihàsz ammette che difficilmente il governo sardo si deciderà a quel passo finché non avrà apertamente gettato il guanto di sfida all'Austria.3) Occupata con il problema dell'annessione, Torino in quel momento non ha interesse a provocare quella potenza, tutta intenta com'è a ottenere per via diplomatica il riconoscimento internazionale dell'unione del Regno sardo con l'Italia centrale. Tuttavia Cavour, di nuovo al potere, non lascia cadere i rapporti con Kossuth e il suo ambiente, volendosi riservare la possibilità di valersi della collabora­zione ungherese nel caso che l'Austria attaccasse. Pertanto KosButh ritiene op­portuno di inviare da Londra un suo rappresentante, che dovrà mantenere con­tinui contatti con Cavour e altri esponenti del governo di Torino. Francesco Pulszky arriva da Londra ai primi di aprile nella veste ufficiale di corrispondente del Daily News,4) ma le sue notizie più interessanti non saranno destinate ai lettori inglesi, bensì al capo della Direzione nazionale ungherese.
Presto egli avrà da riferire su fatti di estrema importanza: sull'impresa garibaldina che colpisce l'opinione pubblica mondiale e affascina i liberali di ogni paese. L'ardita iniziativa, i suoi miracolosi successi, tutta la suggestiva attrazione della figura del condottiero costituivano un potente richiamo anche per chi non fremeva, come tanti esuli politici, dall'impazienza di trovarsi sul campo dell'azione. Potersi finalmente rendere utili e lavorare per una causa, che riconoscevano comune, significava per essi uscire dalla dolorosa e avvilente con­dizione di precarietà, non sentirsi più spettatori passivi e inerti del grande pro­cesso storico che si stava compiendo, ma partecipi e fattori di esso meritevoli di considerazione. Significava, anche, per loro, stranieri e soli, appartenere a una collettività guidata dalla potente volontà di un uomo verso mete, che la­sciavano adito a tutte le speranze.
Era infatti convinzione generale dei seguaci di Garibaldi che la campagna iniziata avrebbe portato alla liberazione non solo dell'Italia meridionale, ma anche dello Stato pontificio e del Veneto; e, cacciata l'Austria dal Veneto, chi avrebbe più arrestato Garibaldi? Seguirlo, votarsi alla sua causa, poteva anche
1) Lettera di Ihasz a Kossuth, 18 febbraio 1860. Dopo i suoi ampi ragguagli al Governatore, Ihfisz fonnulu l'ansiosa, ingenua domanda: Allora che dice, coro Sig. Go­vernatore, ci sono prospettive, dopo tonto chiusso che S'È fatto, per la liberazione della nostra povera patria soggiogata ? Dio lo volesse, sarebbe ora, una buona volta. A.C.S.-Bp. Fondo Kossuth, L 8206.
2) Lettere di Dunyov a F. Pulszky, 6 agosto 1860 e 23 luglio 1861, Archivio della Biblioteca nazionale di Budapest (A. B. Nnz.-Bp.) Carteggio Dunyov-Pnlszky.
3) Lott. eit. nota 6, pag. 60,.
*) F. PnxszKY, Élntem és korom, Budapest, 1958, voi. II, p. 217.