Rassegna storica del Risorgimento

WINKLER LUIGI ; 1860 ; UNGHERIA ; DUNYOV ISTV?N ; MILLE (SPEDIZ
anno <1963>   pagina <66>
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66 Magda Jàszay
al porto per attendere le navi che arrivano e far condurre da lui i nuovi venuti.. Vuole raccogliere il maggior numero di soldati possibile: se supereranno i quadri di un battaglione, tanto meglio: ne farà un reggimento o una brigata addirit­tura. *>
Le sue fatiche non sono state inutili: in due settimane egli ha già riunito 400 uomini, la maggior parte venuti dal Nord. Ma dopo i primi giorni di entu­siasmo ottimistico, sempre più gli si delincano le molteplici difficoltà che dovrà affrontare. Il 15 agosto, in un rapporto al prodittatore Agostino Depretis, egli richiama l'attenzione sugli inconvenienti dell'organizzazione simultanea dei nuovi battaglioni: la concorrenza che si fanno i vari comandanti, con mezzi non sempre leali, per attirare i volontari; la confusione e l'incertezza di questi nella scelta; la possibilità di trasferirsi da un corpo all'altro dopo avere ritirata la paga, e il conseguente scadimento della disciplina. Per rimediare a questi danni egli consiglia di effettuare in avvenire la formazione dei corpi già a Genova, prima dell'imbarco, e si offre di indicare le persone adatte ad assolvere il com­pito. 2J
Ma le spedizioni da Genova volgono al termine. Nella seconda metà di agosto se ne avranno solo due, con contingenti non notevoli. *) L'esercito garibaldino opera ormai sul continente, e saranno le terre del Napoletano a fornire le nuove squadre di volontari. Al Nord il governo di Torino sta preparando l'invasione dell'Umbria e delle Marche, ed è quindi contrario all'arruolamento di altri sol­dati per Garibaldi. Dunyov è, pertanto, costretto ad ammettere nel suo batta­glione ufficiali e soldati siciliani, e tra i due elementi diversi nascerà presto un contrasto che metterà in serie difficoltà il comandante. I volontari settentrionali, venuti per seguire Garibaldi, dividere con lui le sorti della campagna e parteci­pare alle sue vittorie, animati in questo senso anche dai discorsi del loro co­mandante, sono impazienti di partire e mordono il freno. Inesperti in parte della vita militare, sono stanchi di stare in caserma, mentre dalla Calabria arri­vano notizie elettrizzanti dell'avanzata trionfale del dittatore. Contrari alla partenza sono invece i Siciliani i quali, una volta ottenuta la liberazione della loro terra dal dominio borbonico, non sembrano preoccuparsi troppo dei de­stini del Napoletano. *) Agiscono ancora le secolari diffidenze che non hanno permesso la completa fusione in unità delle due parti del Regno. Gli ufficiali siciliani si adoperano, quindi, valendosi delle loro relazioni presso le nuove au­torità governative, per ottenere che il battaglione rimanga in guarnigione a Palermo: i soldati settentrionali, allora, manifestano il loro malcontento in forma cosi violènta da indurre il governo a mandare il battaglione fuori Palermo, a sedare certi moti reazionari a Parco e a Piana dei Greci. Ma il sordo malumore dei soldati cresce, e per impedire la completa dissoluzione del corpo, Dunyov si vede costretto a ricondurlo a Palermo. -3
i) L. LUKACS, op. eit. Don. V.
*) Doc. IX.
3J G. M. THEVBLYAN, op- eit,, p. 318.
*) op. eit., p. 55; anche Cesare Abba, parlando della battaglia del Volturno, osserva: Due mesi fa [i picciotti] erano riottosi o imbarcarsi pel continente: pareva ohe non avessero idea d'altra Italia, fuori del triangolo della loro isola . C. ABBA, Da Quarto al Volturno. Milano, 1949, p. 153.
*) Doc. XI.