Rassegna storica del Risorgimento

AMAT DI SAN FILIPPO E SRSO LUIGI ; ROMA ; MUSEI ; STATO PONTIFI
anno <1963>   pagina <98>
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Emilia Morelli
Tosti (sei dispacci, 1836-1843), Francesco Serra Gassano (1837-1838, due let­tere), Giacomo Giustiniani (1837-1838, due lettere).
Più nutrita, ma sempre ufficiale, la corrispondenza con Francesco Capaccini (sei dispacci, 1838-1842), Anton M. Cagiano de Azevedo (trentasette lettere dal 1825 al 1870), Giacomo Antonelli (ventiquattro dispacci, 1848-1864), Ga­briele Ferretti (nove lettere dal 1835 al 1855, nelle quali si nota una certa fami­liarità, ma si chiedono, soprattutto, consigli su candidati a cariche del governo). Un altissimo spirito pastorale pervade le settantadue lettere (1825-1858) del card. Chiarissimo Falconieri, il quale difènde la sua diocesi di Ravenna in ogni occasione, anche contro il potere centrale. Cogliamo, in questa corri­spondenza essenzialmente religiosa, un accenno politico il 31 gennaio 1844: A primavera si attende qui una insurrezione e se ne parla come cosa fatta... Consoliamoci che uomo avvisato è mezzo salvato, e se avverrà una rivoluzione se la meriteremo. Per me vivo tranquillo mirando il vicino Po . Pensava a una facile fuga nel Lombardo-Veneto o agli Austriaci, che avrebbero potuto pas­sare il fiume?
Carlo Oppizzoni (nove lettere, 18231847) si preoccupa di quel che può avvenire alla morte di Pio VII: In caso di disgrazia temo le conseguenze, non già le politiche, ma le nostre interne, poiché travedo che non vi è quella unione tra di noi, né quell'ordine, su cui fondasi un buon sistema per un governo (Bologna, 9 agosto 1823).
Sono sessantadue le lettere che, tra il 1825 e il 1837, con l'arguzia e la sin­cerità proprie del personaggio, sfoghi di amico ad amico, scrive il card. Bernetti, che, per Amat, deve rimanere il Tomm asino di tutti i tempi , anche se è segretario di Stato. A volte, però, le notizie personali e mondane sono lasciate da parte per descrivere all'amico lontano, con particolari illuminanti,, situazioni generali, come quella di Bologna, il 17 agosto 1829. ')
All'Emilia e alla Romagna ci riportano altri corrispondenti, come Giuseppe Spina (quarantasei lettere, 1823-1828), che non può dimenticare il suo antico pròlegato, ora nunzio a Napoli. H 23 giugno 1827 chiede notizie sulle opere del Genovesi; nel 1828, invece, fa amari commenti sulla situazione pontificia e napoletana, con lungimiranti previsioni sulla inutilità della politica repressiva.
Sentirà eseguite nuove carcerazioni nette provincia di Romagna Non credo che ubbiditi bisogno di stimoli per usare severità. Credo però che tali carcerazioni credute necessarie siano dirette piti a terminare le processure che a prolungarle e che non dando queste? quei risultati che se ne sono sperati, presto tutti i processi di Romagna saranno ultimati e portati al suo termine (22 marzo 1828). Avevo sentito parlare in Roma degli arresti di Salerno e dette esecuzioni fatte di alcuni rivoluzionari. È pure dolorosa cosa che persone ecclesiastiche si trovino invischiate in affari rivoluzionari! Non ne sono però sorpreso, e Le devo pur confessare, mon­signor mio. che io vedo Poffare dei settari assai difficile a condurre, e che malgrado la severità colla quale ora si procede dai governi, e che è necessarissima, non so lusingarmi ancora che vi si possa apporre un rimedio efficace (18 agosto 1828).
!) Questa corrispondenza e stata parzialmente sfruttata in E. Moimixi, La politica estera di Tommaso Bernetti segretario di Stato di Gregorio XVI, Roma, Storia e Lettera? tara. 1953.