Rassegna storica del Risorgimento
AMAT DI SAN FILIPPO E SRSO LUIGI ; ROMA ; MUSEI ; STATO PONTIFI
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1963
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Emilia Morelli
Tutto è silenzio durante la repubblica romana. Il triumvirato rosso, nell'ottobre del '49, darà istruzioni per Io scioglimento del reggimento Unione , mentre nel dicembre di quell'anno fatale, Luigi Tanari si augurerà che l'Amat possa riprendere un posto di responsabilità negli affari, ma in tale condizione da poter dare loro un savio e leale indirizzo, atto a prevenire, non a rafforzare nuovi e più gravi perìcoli nell'avvenire .
Ci restano da considerare i documenti che possono fornire qualche dettaglio sui primi tentativi di conciliazione tra Stato e Chiesa. Basta scorrere i carteggi cavouriani, per renderai conto di come il nome delPAmat venga spesso pronunciato come quello di un cardinale presso il quale si spera di trovare qualche appoggio alle tesi liberali. È noto, anche, il tentativo di Carlo Matteucci di inserirai, senza eccessivi incoraggiamenti da parte del Cavour, nelle trattative. Le carte Àniat ci danno modo di illustrare pienamente l'atteggiamento del professore toscano. Ecco, infatti, la lettera con la quale si inizia il dialogo.
Torino, 23 ottobre 1860. Eminenza Reverendissima,
Io spero che V. E. non mi avrà interamente dimenticato, né tolta quella benevolenza con cui mi ha sempre onorato. Né credo che i grandi avvenimenti che sono di poi trascorsi e che hanno interessato tutti noi più o meno attivamente, abbiano indotto VE. V. a giudicarmi diversamente da quello che sono, cioè animato da uno spirito grande di moderazione e di conciliazione e pieno sempre di rispetto e di devozione per il S. Padre e per la nostra religione. Dal che vede VE. V. che io non posso considerare freddamente la condizione in cui si trova il Governo del Re rispetto alla S. Sede. E in alcuni scritti e in atti pubblici del Senato e nelle lunghe conferenze avute ultimamente col conte Cavour e con S. A. il principe di Carignano ho sempre sostenuto che era importante che il Governo si conciliasse e facesse passi in quel senso, perchè era essenziale per noi e per il paese di mostrare che le riforme e Vindi-pendenza italiana non sono nemiche, ma che al contrario devono essere amiche e favorevoli ai precetti e principi della nostra religione. Devo dire che queste massime sono state sempre ben accolte e qui e altrove e dai capi del Governo. Io mi rivolgo colla presente alVE. V. R.ma onde pregarla a volermi esprimere la sua opinione confidenziale e della quale nessuno sarà mai informato, se cioè fosse conveniente, tollerato, ben accetto, un tentativo che il Governo del Re potrebbe fare onde riconciliarsi colla S. Sede. So bene pur troppo tutti ì rancori che vi saranno contro di noi a Roma; capisco che sono anche fino a un certo punto naturali ed amissibili; d'altra parte conviene anche riflettere che una conciliazione potrebbe, tanto nelle materie religiose quanto nei rapporti politici, portare a Roma e alla Chiesa dei grandi vantaggi.
Distruggere ogni via di conciliazione, dichiararsi ostili ad ogni accomoda' mento, respingere senza sentire, è crearsi per Roma una situazione grave e piena di pericoli.
Voglia VE. V. R.ma degnarsi di prestare qualche attenzione a queste considerazioni e compiacerai di farmi conoscere con riserva quello che ne pensa.
Forse, io me ne lusingo, il bene potrebbe venire da quelle parti da cui meno s'aspetta ed è noto che la Provvidenza adopera talora per cose grandi mezzi umilissimi *