Rassegna storica del Risorgimento
AMAT DI SAN FILIPPO E SRSO LUIGI ; ROMA ; MUSEI ; STATO PONTIFI
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1963
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Emilia Morelli
Cavour da un lato.1) PAxnat dall'altro non sono disposti a dare gran credito al Matte/ucci, il quale, però, non disarma e riscrive il 6 dicembre e il 4 gennaio al conte,2) il 10 marzo al cardinale.
Torino, 10 marzo 1861. Eminenza Reverendissima,
Sento con piacere grandissimo da lettere che giungono da Roma che cresce ogni giorno e nel Sacro Collegio e fuori, il numero delle persone savie e devote alla Chiesa e al Pontefice che si dispongono a conciliare gl'interessi della Cattolicità con quelli della nazione italiana.
Io intendo benissimo che a questa conciliazione si oppongono delle ragioni personali, più che altro; ed infatti mettendo da parte le passioni, che, ripeto, pure s'intendono, vi è tutta la ragione per credere che la riconciliazione fra il Governo del Re e la nazione da una parte, la Chiesa e il Santo Padre dall'altra, avranno per effetto certo di accrescere la libertà, la grandezza, C-indipendenza della Chiesa. Sono certo che se il S. Padre dà ascollo al proprio cuore, se cessa di essere circondato dai facinorosi die non hanno fatto che la mina dello Stato, proverà.consolazione a vedere il tanto bene che si prepara alla Chiesa. Ma, per carità, cerchi, Eminenza, che cessino le ostilità, gl'armamenti, le ire. Non è piccolo né poco influente il numero degl'Italiani che vorrebbero conservata al S. Padre una specie di sovranità indipendente in Roma, ma la voce di questi, fra cui io sono, sarà soffocata dalle passioni popolari, se continua il Governo a minacciare, ad armare.
Al punto a cui sono oggi le cose, non sembra conveniente che quei cardinali e prelati che hanno consigliata al S. Padre la resistenza, continuino ad essere nei suoi consigli, anche quando quella politica deve esser abbandonata e modificata. Sono certo che farebbe in Italia e in Francia una buona impressione un cangiamento di Governo a Roma. Con questo nuovo Governo anche i consiglieri del Re potrebbero cominciare ad intendersi. E quali speranze vi possono essere ora di un cangiamento di politica in Europa in favore del possesso e restituzione delle provincie a Roma? nessuna e l'ostinazione non può avere che conseguenze peggiori. Oggi noi siamo ancora liberi di fare delle concessioni sincere al Capo della Chiesa; potrebbe venire il giorno in cui il popolo, sempre pia irritato da una opposizione ostinata, non ci permettesse di fare per la Chiesa quello che ora sarebbe ben accetto. Si dirà che, nocendo alla Chiesa, si fa il male di tutti. Pur troppo sarà vero ed è per questo che la Chiesa deve la prima cercare ogni via di conciliazione.
Non vi sarebbe dunque speranza che il S. Padre accogliesse benignamente e desse ascolto a persone note per devozione al Pontefice, ma pur amiche della libertà savia e deWItalia che le venissero di qui spedite? che recassero a Roma i pensieri degli Italiani cattolici, ma onesti liberali nel tempo stesso?
Prego V. E. a meditare sopra queste mie questioni e a non lasciarmi nell'incertezza .
Ben più serie di quelle del Matteucci erano state le trattative condotte da Diomede Pantaleoni, anch'eglt legato da tempo all'Amai.. L'amarezza di quell'insuccesso, espressa da un carattere forte e deciso, si ritrova nel tono di questa
D Ibidem* p. 109. Lettera Cavour u Matteucci del 2 dicembre* 2) Ibidem, pp. 118 e 173.