Rassegna storica del Risorgimento
AMAT DI SAN FILIPPO E SRSO LUIGI ; ROMA ; MUSEI ; STATO PONTIFI
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1963
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pagina
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117
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Libri e periodici 117
P. W. SCHROEDER, Metternich's diplomaey at Us zenith: 1820-1823; Austin, University of Texas Press, 1962, in 8, pp. xn-292. S. p.
Sulla scotta di una ricerca assai ampia e diligente del materiale archivìstico conservato nello Haus-Hof und Staatsarchiv di Vienna, questo giovane storico americano traccia un quadro preciso e convincente della politica estera di Mettermeli nel periodo cruciale delle rivoluzioni costituzionali di Spagna, di Napoli e del Piemonte e dei congressi di Troppau, Lubiana e Verona. Si tratta di un argomento già studiato a fondo, o nel suo complesso o in alcuni aspetti particolari, da numerosi ed eminenti storici di vari paesi, e lo Schroeder non fa certo grandi scoperte né giunge a conclusioni rivoluzionarie. E tuttavia il suo libro non manca di interesse e di utilità, per la dovizia dei particolari, per la chiarezza dell'esposizione, per l'equilibrio dei giudizi. Una riserva, a quest'ultimo proposito, si potrebbe fare per quanto riguarda la tendenza, cui qualche volta non sfugge l'autore, a dare per scontata l'esattezza delle interpretazioni, offerte dagli uomini di Stato e dai diplomatici austriaci, della natura di eerti fatti e dei moventi dell'orione politica dei loro interlocutori.
La valutazione complessiva che lo Schroeder dà dell'opera politica di Mettermeli nel periodo da lui considerato, e che per lo più va estesa a tutto l'arco dell'attività dello statista, si può sostanzialmente condividere. Reagendo alla tesi di quanti, sopra tutto abbastanza direcente, hanno tentato di presentare Mettermeli come un uomo dalla visione eminentemente europea, quasi un precursore della concezione federalistica dell'Europa, e preoccupato in primo lnogo di salvaguardare, costruttivamente, un prezioso patrimonio di valori etici, minacciato da quelle forze irrazionali e dirompenti che dovevano più tardi dimostrarsi così funeste all'intera civiltà occidentale, l'autore vede alla base della personalità di Mettermeli e della sua azione politica il diplomatico austriaco ben più dello statista europeo, il ministro preoccupato essenzialmente degli interessi immediati e circoscritti della dinastia che serviva e della classe che rappresentava, assai prima dell'uomo geniale, presago degli effettivi e ancor latenti pericoli che minacciavano il suo mondo. E anche nella tutela degli interessi e delle finalità della monarchia asburgica Mettermeli diede quasi sempre prova (come del resto è abbastanza comunemente ammesso), di un ecce? rionale talento diplomatico nel raggiungere obiettivi immediati e limitati, ma di una considerevole miopia quando si trattava di esercitare un'azione a più vasto raggio, di individuare i fattori fondamentali e operanti a lunga scadenza che minacciavano alla radicò il sistema da lui difeso. Nel negoziato diplomatico. Mettermeli era senza dubbio maestro (nel suo secolo, afferma lo Schroeder, eguagliato solo da Bismorck: c'è da chiedersi se la dimenticanza di Cavour sia casuale o meditata); ma quando era questione di tracciare programmi e politiche di governo, e non semplici trame diplomatiche, assai spesso egli era abbandonato proprio da quelle qualità di realismo, acutezza di visione, elasticità mentale, abilità nello scegliere ed utilizzare i mezzi più appropriati, che costituivano il suo vanto e alle quali rimase sempre legata la sua fama.
Da molto tempo l'Europa significa per me la patria , dichiarò una volta Mettermeli. E in un certo senso era vero: ma si trattava di un europeismo cosmopolita di marca settecentesca, che ben poco influiva sulla sua politica effettiva. Come rileva lo Schroeder, egli non fu mai disposto al benché minimo sacrificio pur di preservare, per esempio, 1 unico elemento europeo della politica del tempo, l'unità del Concerto delle Potenze. E l'immagine, troppo sovente accettata, dello statista austriaco che lotta invano per conservare tale unità opponendosi con tutte le sue forze alle tendenze separatiste della Francia e dell'Inghilterra, non corrisponde alla realtà, una realtà che vide Metter ni eh rinunciare di sua iniziativa alla possibilità di una intesa a cinquo, sia pure necessariamente più elastica, e ad una maggiore tolleranza per le diverso concezioni rispettive, per puntare invece sulla stretta unione con la Prussia e la Russia, dalla quale sperava più sicuri ed immediati vantaggi per l'Impero asburgico.
Convincenti sono pure le osservazioni dello Schroeder sul dibattuto argomento della natura del conservatorismo di Mettermeli e le sue critiche alla tesi di quanti mirano ad attenuare, a cancellare anzi del tutto il carattere sostanzialmente reazionario della sua poli-