Rassegna storica del Risorgimento
AMAT DI SAN FILIPPO E SRSO LUIGI ; ROMA ; MUSEI ; STATO PONTIFI
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1963
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118
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118 Libri e periodici
tica, sia cóme teorìa* sia conio aziono pratica, per additare in lui uà esempio di conservatore illuminato alla Burke, genialmente consapevole dei trabocchetti dell'ideologia e della prassi liberale e strenuo disinteressato difensore, dei valori più veri ed essenziali della civiltà europea, sacerdote quasi di un nuòvo irenismo. Mettere in rilievo, documenta tamente, l'inconsistenza di una tale interpretazione della personalità di Mettermeli, non è oggi fatica inutile; purché ciò non significhi, occorre appena aggiungere, tornare a certe ormai irrimediabilmente superate concezioni di certa storiografia ottocentesca, che si compiaceva di additare nel cancelliere austriaco quasi un'incarnazione dello spirito, del male. ALBERTO AQUAHONE
Figure modenesi del Risorgimento, presentate in quattro conferenze da T. ASCARI, G. BOC-COLARI, R. MORRETTA, A. MORSELLI (Comitato Modenese dell'Istituto per la storia del Risorgimento); Modena, Società Tipografica Modenese, 1962, in 16, pp. 27. L. 500. La validità di una storiografia che si diriga essenzialmente agli uomini, che abbia soprattutto di mira i valori patriottici ha un chiaro esempio in questo volume curato da Alfonso Morselli, presidente del Comitato modenese dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano. L'animo storiografico di Morselli è reso efficacemente da queste parole della prefazione: Oggi si vede bene con quanta ragione, e anche con quale presagio dell'avvenire, Giosuè Carducci, nel primo gioioso tumulto degli avvenimenti politici del 1859, chiamasse Modena di martiri e rf1eroi famoso nido. Tornare su quelle figure e dire di loro degnamente, affinchè non ne impallidisca il ricordo, è sempre cosa nobile e bella; è doverosa opera di Italiani .
Pensieri come questi, così francamente e nobilmente espressi, traggono forza e motivo di vero dal prescindere del tutto da un'atmosfera di retorica, dal tradursi in un lavoro storico di vera serietà, di penetrante indagine delle idee e di finissima analisi dei sentimenti. Queste pagine infatti, che raccolgono profili di figure modenesi permeate di spunto risorgimentale Giuseppe Malmusi, Nicola Fabrizi, Manfredo Fanti, Francesca Morcali, Virginia e Polissena Menotti-recano contributi onesti di ricerca e di sintesi.
Tiziano Ascari scolpisce la personalità del Malmusi sia nelle contradditorie vicende del '48 modenese sia nel suo orientamento moderato quale si definirà compiutamente nel decennio di preparazione. Nel '48 il moderatismo non era affatto monocorde. L'opera del Malmusi (presidente del governo provvisorio modenese) fu osteggiata non solo dai repubblicani ma anche dai fautori impazienti dell'unione col Piemonte. E ciò perchè egli riteneva che non si dovesse decidere della sorte dello Stato modenese senza aver convocato un'assemblea nazionale. Ascari coglie acutamente la successiva evoluzione del suo pensiero politico che ebbe la più significativa testimonianza nell'opuscolo Repubblica o principato in Italia, lettera di im Lombardo a Giorgio Sand, stampato a Lugano sulla fine del 1850, ove Malmusi sosteneva che il fallimento della rivoluzione non fu causato dal fatto che Carlo Alberto non era stato sollecito che di impedire l'avvento della repubblica in Lombardia, ma dalla tiepidezza di alcuni capi, dal viziato ordinamento dell'esercito e particolarmente dall'inattesa comparsa dell'elemento democratico, forestiero e disturbatore del moto nazionale. La sua insistenza nel condannare le disorbi tanze rivoluzionarie (che) contrastarono e contrastano il trionfo delle nazioni che si affermano per conquistare l'indipendenza 3 spiega perchè nel '59 egli, quale presidente dell'Assemblea delle Provincie modenesi, si troverà perfettamente in linea con Farmi e favorevolissimo all'annessione al Piemonte. Giorgio Boccolari ricostruisce il tormentatissimo filo dell'azione cospirativa di Nicola Fabrizi, che rappresenta un tema affascinante (come si può osservare anche dai 'momenti di tale azione che compaiono nella recento monumentale opera di Giuseppe Berli sui democratici nel Mezzogiorno). In attesa che Fabrizi (le cui carte, com'è noto, sono in gran parte nel Museo del Risorgimento dol Vittoriano) incontri un biografo deciso a dedicargli un libro, uno storico che abbia il gusto della storia patriottica e delle imprese cospirative, questa di Boccolari è un lucido profilo che ritesse la travagliata trama internazionale nella quale Fabrizi agì. Pure la presenza dei democratici nel '59 è da Boccolari sottolineata attraverso i tentativi dello stesso Fabrizi e del Crispi nell'Italia centrale. Rocco