Rassegna storica del Risorgimento

AMAT DI SAN FILIPPO E SRSO LUIGI ; ROMA ; MUSEI ; STATO PONTIFI
anno <1963>   pagina <119>
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Libri e periodici 119
Morrctta, con la suo nota competenza in cose militari, fu il ponto intorno Manfredo Fanti, dandoci un ritratto che collega il tirocinio dell'esule con la maturità del generale e la visiono costruttiva del ministro della guerra. Alfonso Morselli, infine, persegue un suo vasto disegno di sistematica ricerca su Ciro Menotti e i suoi familiari (una ricerca che arricchisce e modifica le risultanze del Solmi, del Conevazzi, del Bufimi). Ecco ora tre delicate e sfuggenti figure femminili, Francesca Marcali, Virginia e Polissena Menotti, rispettivamente moglie, sorella e figlia di Ciro, accostate con straordinario acume e con dovizia di elementi inediti che correggono e precisano la biografia del martire. Sulle circostanze in cui avvenne l'unione matrimoniale di Ciro e Francesca egli può aggiungere nuovi particolari che vengono ad illuminare meglio la personalità morale di questa. Di Virginia rileva l'ardente patriottismo, i rapporti con la poetessa Giannina Milli e col Mazzini, nonché le lodi tributategli, in prosa o in versi, da uomini come il Tommaseo, il Vannucci, il Dall'Ongaro, il Giannone. Di Polissena riporta i brani più belli dell'episto­lario e la corrispondenza con Fabrizi, il quale di lei così scriveva dopo la morte: piango una delle più care amiche che avessi... alla quale palesai tanti dolori, che con nobile squisitezza di parole tentava essa di diminuire e mi contraccambiava con piena fiducia). Tre diverse figure di donna egualmente travolte dal dramma risorgimentale, e che se della politica solo in parte sentirono gli ideali, ne subirono, con animo dignitoso, le avversità e le dolorose conseguenze. FEHNANDO MANZONI
GIOVANNI SPADOLINI, Un dissidente del Risorgimento. Giuseppe Montanelli (con documenti inediti); Firenze, Le Mounier, 1962, in 16, pp. 172. L. 1300.
Nella sua nota opera Giuseppe Montanelli e la Costituente del 1947, Alberto M. Ghi-salberti non trova del tutto infondato il giudizio che del Montanelli aveva dato il Giusti: Nel '31 fu della Giovine Italia; nel '33 sansimonista; poi socialista e comunista; poi ateo; poi bacchettone; poi giobertiano, poi daccapo mazziniano: insomma è un essere che per istare in gambe ha bisogno d'appoggiarsi a qualcosa . Giusti moriva nel 1850, e certa­mente se fosse sopravvissuto avrebbe potuto arricchire il suo un pò* caotico e impreciso elenco con almeno altre due fasi dell'itinerario spirituale e politico del Montanelli.
Ma quello di Giusti non era giudizio di storico; e Ghisalberti non intendeva affatto limitarsi a parafrasarlo. Egli si richiamava al Bosselli per penetrare la personalità del Montanelli al di là delle contraddizioni, e giungeva a riconoscere in lui un sincero travaglio, a ravvisarvi un intimo tormento volti a ricercare una soluzione possibile [del problema nazionale] che consentisse più ampi sviluppi 9
La presente opera di Giovanni Spadolini, occasionata dal centenario della morte del Montanelli, dà per scontate le critiche più volte dirette al pensatore e uomo politico di Fucecchio. Egli richiama le diffidenze che verso di lui ebbe l'Italia ufficiale dei vincitori, ricostruisce le parziali rivalutazioni quelle del Carducci e del D'Ancona soprattutto che si arrestavano al '48, per arrivare a registrare gli sforzi per una più completa compren­sione compiuti dal Rosselli e dal Ghisalberti. Un tentativo di formularne un giudizio che uscisse dalle solite negazioni era stato fatto anche da Armando Saitta, il quale aveva negato la consistenza di un nucleo di pensiero montanclliuno valido su un piano teorico e l'aveva risolto pragraaticnmentc in un puro programma politico in dipendenza degli avvenimenti. Spadolini invece batte un'altra via. Egli si colloca con singolare finezza al centro della sua personalità, ne individua i motivi validi che si saldano strettamente agli aspetti negativi, anzi ne sono l'interna condizione come in un gioco di luci e di ombre.
Le inattualità del Montanelli nell'ambito della politica dei suoi giorni? Non c'è dubbio che queste sono evidenti. Inattuale fu l'idea generosa e profetica della Costituente lanciata nell'ottobre '48 (allorquando le forze politiche che avrebbero dovuto esprimere una nuova e radicale democrazia erano estremamente esigue). Inattuale fu la proposta di fondere nel '49 la Repubblica romano con la non ancora nata Repubblica toscana (quando ancora l'autonomismo toscano conservava profonde radici sia nelle correnti dì destra sia in quelle di sinistra). Inattuale il Fronte democratico tra la Francia repubblicana e l'Italia oppressa, stipulato a Parigi nel '51 e di cui egli fu caldo fautore (quando ormai i