Rassegna storica del Risorgimento

AMAT DI SAN FILIPPO E SRSO LUIGI ; ROMA ; MUSEI ; STATO PONTIFI
anno <1963>   pagina <121>
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Libri e periodici 121
delle altre possibilità die alla soluzione del problema italiano si diedi in deva no. ma era in funzione dilla stessa unità. Nell'autunno del '59, infatti, nessuno parla a Torino di Napoli o dei Borboni; un'impresa come quella di Garibaldi sembrerebbe a tutti un sogno, e un sogno temerario. L'unità non è una prospettiva attuale; al massimo si lavora per un regno allargato dell'Italia centrale, per un Regno esteso fino alla Maremma.
Montanelli pone il problema del regno borbonico, e della sua sopravvivenza ed è anticipatore di quelle elle saranno le conclusioni impostate dall'autore, nell'eventualità, da lui non esclusa, di un fallimento del piano della Federazione . Che se il Borbone di Napoli non voglia renderai a nessun patto è Montanelli che scrive e Garibaldi abbia a spingere le armi dei federati fino al Vesuvio per conferire libertà di plebiscito nazionale alle moltitudini di Masaniello, potrebbe allora veramente prevalere nell'assetto italiano il principio unitario .
Ve in Montanelli un'altra intuizione penetrante che Spadolini ba il merito di sotto­lineare, conformemente alla sua particolare sensibilità di studioso della storia religiosa dell'Ottocento italiano. Com'è noto, il fucecchiese ba vissuto un travaglio religioso molto complesso ed elaborato. Dal sensismo della prima giovinezza al sansimonismo, da questo all'influsso protestante e al cattolicesimo filtrato attraverso l'esperienza neoguelfa. Egli aderiva al cattolicesimo e persuaso che fesso] non offendesse né i diritti della ragione né la libertà di coscienza e si poteva essere cattolici e negare l'infallibilità del Papa . In lui l'esigenza della libertà di coscienza si manifestava perciò entro l'ambito stesso della fede cattolica. La lotta per la libertà di coscienza non era lotta contro il cattolicesimo, bensì contro la clerocrazia .
Orbene, premesso questo raggiunto equilibrio fra mentalità cattolica e mentalità liberale, Spadolini, sempre sulla base del suddetto opuscolo, illumina un lato della perso­nalità montanelli una relativa alla sua visione del nesso intercorrente fra questione romana e problema italiano, fra cattolicesimo e mondo moderno. La visione federale prefigurata nelle sue pagine tende a rimuovere l'ostacolo del potere temporale liquidandolo di fatto nell'orbita di una Federazione italiana dova Roma sia una città come tutte le altre, dove il mito dell'universalismo cattolico sia superato dalla forza della ragione e della democrazia. Montanelli vede l'impossibilità di conciliare lo Stato moderno con lo Stato teocratico, ma tutte le possibilità di contemperare il cristianesimo con la democrazia. Vive in lui un filone di schietto liberalismo religioso. Se oppugna la clerocrazia, abborre però da ogni ingerenza dell'autorità civile sulla Chiesa. È contrario al mito mazziniano della terza Roma , difende la libertà per la Chiesa di essere Chiesa senza alcuna intrusione di altri ordini. E intravvede anche il formarsi di un laicato cattolico, una democrazia clericale che scaturisca dagli ordini liberi e influenzi dall'esterno la Chiesa perchè essa attui al suo interno sostanziali riforme .
Figura quindi contraddittoria e sconcertante sin che si vuole, ma le cui manifestazioni vanno studiate nella loro dinamica unità. Così Spadolini la vede: compendio di un mondo e di una cultura europea, rappresentativa di un'epoca. Una sintesi nella quale erano vive e permanenti alcune componenti fondamentali: l'idea democratica, espressa con forte timbro personale nell'azione per la Costituente toscana e italiana, ma mai smentita in ogni altra vicenda; l'idea europea, presente sia nella sua formazione e nel suo clima cultu­rale come nei suoi programmi politici concernenti la penisola, sempre considerata in stretto legame con l'Europa; idea socialista, do lui professata non senza nebulosità di dottrina ma rivelati va di due percezioni realistiche e ammonitrici: l'indissolubile nesso fra rinno­vamento politico e rinnovamento economico, ed il vincolo e quasi l'identità (di derivazione proudhoniana) fra socialismo e libertà. Ma soprattutto la grande premessa dell'onestà, della lealtà di propositi, della nobiltà di intenzioni, è stata lo costante che ricongiunge e fonde la sua personalità attraverso la complessità e molteplicità di atteggiamenti. Unità nella molteplicità che Spadolini scolpisce nello felice formula di galantuomo dissidente . Una qualità che non è solo morale ma che ci indica altresì l'origine prima da cui traevano alimento i suoi orientamenti politici, da quelli generali alla sua peculiare attitudine ad essere presente nella realtà politica quotidiana. FEHNANDO MANZOTTI