Rassegna storica del Risorgimento
AMAT DI SAN FILIPPO E SRSO LUIGI ; ROMA ; MUSEI ; STATO PONTIFI
anno
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1963
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pagina
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123
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Libri e periodici 123
al lavoro delTA. per questo perìodo, pur nell'abbondanza di singole analisi felicissime, come quella d i 1,125 sulle gravissime responsabilità del proclama Durando. Se nel Veneto la classe possidente rifiuta di sottoscrivere per la guerra di liberazione mentre il popolo si riduco letteralmente in camicia, la colpa è dei propos excessifs de l'orateur (I, 154) senza che di questi propositi si lumeggiuo affatto la natura, le giustificazioni, la rispondenza allo stato d'animo delle moltitudini. Manin arriva ad accusare Gavazzi quale propagandista socialista (accusa generica se mai ce ne fa una, ma pur significativa). L'A. non illustra né discute le idee di Gavazzi in campo sociale, o cosi la grave accusa resta sospesa in aria.
Molto interessanti ed originali sono invece le notizie che FA. porta (1,174-5) intorno alla mancata comunicazione a Gavazzi e Bassi della loro esclusione dalla congregazione dei Barnabiti e dei motivi d'un tale provvedimento: siccbè essi potessero legittimamente reputarsi legati a voti che non avevano mai rinnegato ed accusare Pio IX di apostasia, O almeno di defezione nei confronti della lotta per la libertà italiana. In mancanza di documenti, l'A. non si sente di poter precisare quali siano stati i rapporti tra Gavazzi e Garibaldi nel corso del loro primo incontro lombardo e, quanto ai successivi avvenimenti bolognesi, si limita ad una narrazione colorita ma piuttosto cntrinscca: ricorda, sì (1,190) l'insistenza dì Gavazzi sulla necessità dell'educazione morale ed intellettuale degli artigiani, e dell'istruzione popolare, ma non approfondisce il delicato argomento. Ed una eerta sorprendente trascuratezza si nota anche a proposito di un altro interessantissimo periodo, dalla metà di gennaio ai primi di marzo 1849, allorché il Gavazzi torna da Venezia a Roma, pronunziando un gran numero di discorsi nei quali, malgrado la Costituente e la proclamata repubblica, continua a predicare Pio IX come sovrano legittimo, a cui è dovuta l'obbedienza (1,208). Gavazzi, insomma, né ora né in seguito, allorché negli Stati Uniti si lascerà andare a cooperare con la propaganda cavouriana, mostra di essere acquisito alle idee repubblicane. La sua formula é una sorta di Italia e Vittorio Emanuele avaiU la lettre, nella quale, peraltro, proprio come nel successivo slogan garibaldino, se sfumatissima è la consistenza politica, assai risentito appare viceversa il sostrato di protesta sociale, di ispirazione ad un profondo rinnovamento.
Dopo aver apportato importanti precisazioni all'episodio della morte di Ugo Bassi, la coi responsabilità viene persuasivamente ricondotta all'autorità militare austriaca, scaricandone quella ecclesiastica (1,250), l'A. segue Gavazzi in Inghilterra, documentando come fino all'autunno 1849 le basi della sua ortodossia religiosa non siano state minimamente scalfite dalla lotta sostenuta contro il potere temporale dei papi. Ma, proprio a questo punto culminante, si apre un gran vuoto, e l'A. non riesce purtroppo a poter spiegare l'atteggiamento fieramente antipapista assunto dal Gavazzi durante le sue conferenze dell'estate 1850. Tuttavia, se la documentazione diretta manca, l'A. avrebbe potuto almeno in parte supplire con una ricostruzione d'ambiente, di sensibilità, di gusto, del tipo di quella che egli compie magistralmente, poco più avanti, per il mondo politico e religioso canadese che avrebbe ospitato fra così tumultuose e sanguinose vicende il Gavazzi. Se invero gli incidenti di Quebec e di Montreal scaturiscono, per cosi dire, naturalmente, da tutta un'atmosfera popolare ad essi predisposta attraverso il fanatismo irlandese e la chiusa difesa del privilegio da parte protestante, obiettivamente assai più importante sarebbe stata un'analisi del genere per l'Inghilterra vittoriana, per comprendere una società che manda cosi prontamente, e con tanto entusiasmo, i suoi migliori statisti, Palmerston e Russell, ed i suoi artisti più illustri, come Ruskin (a cui in America si sarebbe aggiunto Longfellow, ardente fino al punto da paragonare l'oratore italiano a Savonarola!) ad ascoltare quello che, secondo l'A. ed i testimoni a cui egli presta maggior fede (un assai sospetto agente della propaganda bonapartista in America, Eugéne Mosscras, è al primo posto tra costoro!) non è altro che un demagogo esaltato ed inconcludente. Intendiamoci: qui non si pretende affatto di negare che Gavazzi appartenesse a quella coorte di anticlericali virulenti e sommari che la storia del secondo Ottocento enumera in ambienti più o meno pittoreschi, che egli peccasse per impreparazione teologica e dottrinaria, per scarsa misura di linguaggio, e così via. Il problema storico autentico, comunque, non é in tal modo neppure sfiorato. Esso consiste invero nello stabilire i motivi. Io condizioni, i pre-