Rassegna storica del Risorgimento

LIBERALI ; TOSCANA ; CAPPONI GINO
anno <1919>   pagina <121>
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B Ministero Capponi e il tramonto dal Muralismo toscano ncV48 Mì
mai . E concludeva : È dovere di ogni cittadino spezzare l'idolo be­stiale che si è fabbricato con le tavole del diritto e con la professione del vero, sforzarsi contro le insidie e l'aperta guerra del radicalismo, che vorrebbe rinnovar la ferocia della tirannide con tutte le atroci insidie della barbarie .
Conoscendo gli uomini e le cose vien fatto di chiederci, se questa ardente invettiva della Patria contro il radicalismo fosse destinata, più che a Livorno in genere, a chi aveva posto questa città nello stato in cui versava dopo i primi giorni del settembre 1848. E noi, riflettendo all'epoca in cui il giornale del Ricasoli scriveva nel modo che abbiamo veduto, saremmo tentati di asserire, che il nostro perio­dico, oltre che un sistema di cose, volesse, e forse anche più, seve­ramente punire colui che incarnava il nuovo principio politico. Non poteva allietare gli uomini della Patria il pensiero del trionfo incon­trastato di un Guerrazzi, che essi avevano giudicato il maggiore peri­colo per la monachia costituzionale e accusato di essere l'agitatore, che aveva condotto a rovina l'impresa dell'indipendenza, con il suscitare le discordie civili. Per questo giornale, unico responsabile di ciò, ch'era avvenuto in Livorno dopo il 24 agosto 1848, era il Guerrazzi; ed il vederlo a capo di una massa, temibile per la sicurezza dello Stato, ed il saperlo non lontano dal giorno in cui avrebbe conseguito il sommo potere, per la forza ferrea degli avvenimenti, destavano le ire e le preoc­cupazioni del Ricasoli. Non potendo ancora (Erèttamente attaccarlo, che fino a questo punto meritava lodi e non biasimo per l'opera di paci­ficazione spiegata, Io combattevano nelle idee da lui sostenute, nel sistema politico ch'egli aveva adottato, nella preparazione di popolo, ch'egli aveva compiuta. Ed, anche senza farne il nome, lo assalivano senza ritegno. Chi oggi si presenta al popolo come suo salvatore -diceva la Patria il 12 settembre 1848 - non piange, freme : non versa sulle piaghe dei popolo il balsamo dell'amore, ma le apre, ma le fa cavernose col veleno di dottrine perverse e di passioni selvagge... Coloro che non osano dire a viso scoperto, noi non vogliamo più il Principe, non vogliamo più la Costituzione, vogliamo comandar noi, passano nell'universale a presentarsi quali salvatori dell'ordine pub>, blico e pigliano per sé come cosa abbandonata, come uffizio vacante la pubblica potestà .a
Se la Patria aveva ragione nell' indicare il Guerrazzi come desi­deroso di-acquistare il potere e di servirsi a questo fine dell' -insur-
1 La Patria, O, 82, 20 settembre 1848. * a Patria, II, 74, 12 settembre 1848.