Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; CAPELLO LUIGI ; MUSEI
anno <1963>   pagina <552>
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Emilia Morelli
evidenza il nome e i meriti del generale Capello. Ti ripeto che l'accertamento in modo categorico delta veridicità o infondatezza di tale circostanza di fatto e di sommo rilievo e di massima urgenza.
Conoscendo uomini e melodi io ho il convincimento che il fatto, sebbene asse­rito recisamente, non sussista, ma il mio convincimento non basta. Mi occorre l*as-sicurazione esauriente tua che possa mettermi in condizione di dare la possibilità di un categorico irrefutabile diniego.
Se poi, in qualsiasi forma anche la più attenuata, il fatto avesse un principio di fondamento ti prego di specificarmi come sia passata la cosa.
In caso che, come ho ferma fiducia, non vi sia nel fatto stesso ombra di ve­rità ti prego di telegrafarmi al più presto, d'urgenza, queste parole: Gustavo smen­tisce recisamente , facendo firmare a Bacchetti. *) Confermami ed esplicami poi la smentita con una lettera, nella quale procura di evitare nomi. Se poi quel che dovresti dirmi nella lettera sia troppo chiaro e d'indole particolarmente riservata potresti far mandare la lettera con doppia busta in via di ufficio dal Gabinetto di Comandini o di Bissolati, o di Pasqualino indirizzando al mio Riparto e, nella busta interna, a me.
In ogni caso telegrafami per accusarmi ricevuta della presente anche se tu non possa farmi il telegramma con la forinola di smentita sopra indicata.
Sono certo che comprenderai anche quello che non ti dico e mi metterai in grado di fornire a chi di ragione gli elementi per sventare questa insidia.
Dopo aver spedito il telegramma convenuto, Canti aggiungeva:
Roma, 19 settembre [1917].
Caro Bandini, faccio seguito al mio telegramma. Di ciò che tu mi scrivi non esiste nulla, neppure il pia tenue indizio, il più lontano pensiero che possa giu­stificare la stupida e calunniosa voce che ti è stata riferita.
Tu, del resto, che conosci i nostri sentimenti e la nostra correttezza non por tevi dubitare. Non noi, per Dio!, possiamo essere sospettati di sfruttare gli avve­nimenti per tirar l'acqua al mulino nostro o di chicchessia. Mai opera fu più serena e disinteressata della nostra.
É triste e grave tuttavia che la voce sia stata messa in giro e creduta. E tu farai bene, dopo avere nettamente smentito, a indagare l'origine dell'impuro venticello.
Non ti scrivo di più, perchè sono a letto ancora debolissimo per un'enterite acuta.
Tienmi informato, e cerea tu piuttosto di documentare l'insidia per vedere di raggiungerne gli autori.
Saluti cordiali tuo Canti.
È stata pubblicata la lettera difensiva che Gino Bandini gli scriverà nel 1919, *) ma dobbiamo ancora ricordare che, il 10 marzo 1918, il Bandini stesso Io autorizzava a servirsi della corrispondenza che abbiamo citata a nome del Cauti e di Ernesto Natbau, il quale, dal canto suo, gli aveva ribadito il 9 marzo di aver sentito con sincero rammarico che qualche anima perversa abbia in-
i) Ecco il tuta del telegramma: Capitano Gino Bandini. Reparto Giustizia Disciplina Avanzamenti Udine. Gustavo smentisce recisamente assolatamente. Bac­chetti. La data è Roma, 19 settembre.
2) L. CAPELLO, Per ta"vorità, tàu, pp. 282-285..