Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; CAPELLO LUIGI ; MUSEI
anno <1963>   pagina <555>
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I fondi archivistici del Museo centrale del Risorgimento 555
Conosco ed apprezzo il bellissimo lavoro eseguito dalla contessa Gleiclten; solo vorrei vederlo limitato al suo campo d'azione, senza invadere il mio.
Come capo delle infermiere volontarie, delle quali sono giustamente fiera, mi sento anche giustamente offesa. Dopo due anni di guerra, durante i quali le mie infermiere hanno sempre dato prove d'intelligenza, d'abnegazione e di coraggio nei disagi e sotto il fuoco nemico ed Ella, generale, ne ha già ricompensato gualche esempio ad esse è negato il premio ambito da tutte... quello di curare ì nostri eroici soldati nella città conquistata.
Chi ha visto le nostre sorelle della Croce Rossa rimanere operose e serene sotto ai bombardamenti non può negare alle nostre donne nervi saldi ed anime forti. Nelle grotte del Vallone le infermiere volontarie della Croce Rossa curano gli addominali portoti dalle trincee e troppo gravi per essere trasportati. Se le inglesi affrontano il pericolo non so se si adatterebbero oltre al pericolo a vivere come talpe sotto terra, al buio delle grotte. Tutto ciò mi fa sperare che quando giungerà il momento opportuno sarà' riservato alle mie infermiere l'onore e la consolazione di curare gli eroici feriti nella città che per le gloriose gesta dei nostri soldati è stata a noi acquistata.
Aff.ma Hélène di Francia duchessa d'Aosta.
Il gen. Capello aveva fatto le sue prime esperienze in Libia. Più. che la pro­mozione al grado 30 della Massoneria per azioni degne d'un cittadino e d'un massone italiano ; più che la lettera del colonnello Diaz a un ignoto corrispon­dente, nella quale si comunica che il Capo di Stato Maggiore pensa che il Ca­pello dovrebbe ritenersi appagato di essere stato dichiarato idoneo al comando di una divisione mobilitata; più che l'accenno alla rigidezza del suo carattere nel trattare le truppe in un rapporto del gen. Reisoli ( corretto con tutti pre­tende che quanti sono ai suoi ordini facciano il loro dovere e severamente, ma giustamente reprime le mancanze ), che prelude ad altre, dolorose polemiche; più di questi documenti, ci interessa questa lettera di un amico sincero del Capello, Leonida Bissolati.
Illustre Generale, Roma, 21 febbraio 1912.
grazie della Sua buona lettera. Mi compiaccio che le mie parole abbiano trovato tanto consenso in Lei. Certo, in questo periodo fu alquanto arduo a un so­cialista adempiere i suoi doveri di italiano: ma Ella mi dà argomento a sperare che io sia riuscito ad armonizzare, nella mia azione, le due idealità che sembrano e non sono, e non possono essere, fra loro contrastanti.
Le stringo le mani e faccio augurii per Lei e pé* suoi, pei nostri soldati, per la nostra Italia. '" > jgg Lmnida BissoìatL
Nel 192324, il Capello farà un viaggio in Germania e tra le carte vi è il testo della sua relazione a Mussolini. Nel 1925 l'attentato e il carcere, del quale sono testimonianza le lettere alla moglie dal 1926 al 1928. Nel 1927 Cadorna interverrà in suo favore presso Cavallcro, ma, << per ragioni particolari di deli­catezza , questi rifiuterà di occuparsene. Nel 1939 il Capello, ormai libero, of­frirà i suoi servigi per mezzo di Alberto Pari ani. La morte coglierà nel 1941 questo soldato, la cui figura, a tratti esaltata e demolita, sempre discussa, attende ancora un biografo spassionato.
EMILIA MORELLI