Rassegna storica del Risorgimento

ROMA ; CAPELLO LUIGI ; MUSEI
anno <1963>   pagina <573>
immagine non disponibile

Libri e periodici 573
Un'opera intelligente e continua è lumeggiata, dunque, in queste pagine, in lettere che spesso non si leggono senza commozione. Già parzialmente Bono state utilizzate e illustrate dal De Franceschi e dal Tamborra; ora, riunite, costituiscono del materiale di primaria importanza per lo studio della questione veneta e adriatica nel Risorgimento* Né sarà, infine, mutile ricordare che un'ampia lettera del Luciani al Cavalletto, dell'8 aprile 1866, pubblicata dallo scrivente su La Porta Orientate di Trieste (1954) e sfuggita oggi al curatore, può servire a rendere più completo il ricco epistolario. SERGIO CELLA
GIULIANA D'AMELIO, Staio e Chiesa. La legislazione ecclesiastica fino al 1867 (L'organiz­zazione dello Stato, 8); Milano, Giuffrè, 1961, in 8, pp. XVI-636. L. 4000.
esaminando questo ricco volume credo che qualche considerazione preliminare debba essere fatta sulla sua struttura. Può sembrare infatti che la prefazione del De Stefano, la mole del libro e la dilatazione del termine a quo, nella scelta dei testi, fino al 1848 (il rispetto dei termini cronologici nei volumi di questa collana non risponde solo ad esi­genze editoriali poiché se è evidente che tutto ciò che precede il 1861 ha influenza notevole sulla storia dell'Italia unita, è anche vero che i problemi relativi alla attrezzatura del nuovo Stato hanno profilo e caratteristiche decisamente autonomi ed originali), diano al problema dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, in modo quasi perentorio, un ri­lievo forse maggiore di quanto storicamente ne abbia avuto rispetto agli altri momenti e problemi dello Stato unitario. La prefazione dei De Stefano, dal canto suo, introduce infatti la ricerca della D'Amelio ritagliando il significato ideale del problema religioso del Risorgimento dal contesto forse più limitato storicamente ma più specifico e arti­colato della generale impostazione politica data dalla classe dirigente moderata alle questioni che man mano si pongono relativamente alla organizzazione dello Stato. E certa­mente ricreato tutto il clima di un'epoca quando il De Stefano afferma che l'ostilità della gerarchia cattolica [al Risorgimento] può, a distanza di oltre un secolo, in relazione allo svolgersi degli eventi, essere tacciata di cecità, di inavvedutezza, di scarsa sagacia nella scelta delle alleanze; ma in realtà essa, sul piano logico e sul piano storico, trova ampia giustificazione ; ma forse comprendiamo meglio, in modo oggettivo, il nodo dei rapporti tra Stato e Chiesa quando hi D'Amelio, in apertura di volume, scrive giustamente che il primo periodo postunitario, iniziato all'insegna della {Ubera Chiesa in libero Stato si chiuderà bensì sotto quella della legge delle guarentigie, ma, in questi dieci anni, non è tanto ad un coerente sforzo di tentare fino in fondo l'una o l'altra via [separatismo, giu-risdizionalismo, renovatio Ecclesiae] che assistiamo, quanto piuttosto ad un continuo oscil­lare fra l'una e l'altra, sotto la spinta di forze di natura diversa e sovente contraddittoria: le quali si chiamano questione romana anzitutto nei suoi molteplici aspetti, da quello puramente diplomatico a quello ideologico e problema finanziario. È su questi due binari che correrà, in definitiva, la politica ecclesiastica del nuovo Stato liberale .
I documenti raccolti nel volume rispondono esattamente alla interpretazione, nata dall'a., della politica ecclesiastica della Destra, nell'ambito della quale, evidentemente, le posizioni ideali, le esigenze di conciliazione tra religione e libertà, il carattere attivo e operativo al livello cioè della politica statale del laicismo risorgimentale degli esponenti Oberali, giocano un ruolo considerevole, ma spesso rimangono solo come ele­mento lievitante di indirizzi programmatici di più ampia portata. Pensiamo, per esempio, al contributo dato da M. Minghctti alla elaborazione della politica ecclesiastica cavouriann: nelle istruzioni da lui date il 21 febbraio 1861 alla missione Passaglia-Pantaleoni si avverte sensibilmente la presenza di preoccupazioni religiose e ideali che poi, nel volgere di pochissimi anni, passeranno in secondo piano. Scriveva infatti il Mi righetti: <ctl popolo italiano è profondamente cattolico. La storia dimostra che niun scisma potè mai metter vaste redici in Italia, e il numero degli acattolici nella penisola è così infimo, che l'art. 1 dello Statuto proclama una verità di fatto. L'affluenza, con cui il popolo continua ad ac­correre ai templi e ad assistere al divino servizio, prova che gli Italiani non cessano d'essere