Rassegna storica del Risorgimento

DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
anno <1964>   pagina <30>
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S. Massimo Ganci
su di una lìnea unitaria. Essa divenne, quindi, il terna obbligato degli studi realizzati dalla storiografìa di sinistra tra il 1946 e il 1955. La qual<- mostrò, in questi anni, specie nelle opere dei suoi rappresentanti organicamente col­legati ai partiti operai, una certa tendenza alla generalizzazione del pensiero gramsciano, appesantita altresì da frequenti supporti dogmatici. Ebbe, quindi, buon gioco, nei polemizzare contro di essa, il Romeo, che, in un articolo apparso nell'estate del 1956 sulla rivista Nord e Sud, *) rimproverava alla storiografia marxista di avere trascritto in termini storici esigenze caratterizzanti la situa­zione politica del tempo. Ove si prescinda dai presupposti conservatori e dal tono marcatamente polemico, era sostanzialmente valido quell'aspetto dello articolo che denunciava le carenze degli epigoni di Gramsci; lasciava insoddi­sfatti, invece, la recezione senza beneficio d'inventario della rappresentazione convenzionale del pensiero gramsciano elaborata per opposte finalità, dagli sto­rici di sinistra e di destra. Al saggio del Romeo seguì la nota polemica tra gli sto­rici liberali e quelli marxisti nei termini della quale non entriamo, perchè sostan­zialmente superati dagli sviluppi successivi della storiografia di sinistra ai quali vogliamo rivolgere la nostra attenzione.
Questa, infatti, già all'epoca della rassegna del Romeo mostrava notevoli fermentazioni critiche e si articolava in posizioni più sciolte. Lo stesso Romeo, del resto, nella sua rassegna constatava che se è lecito parlare di una corrente di studi marxisti sul Risorgimento, va tenuto presente che all'interno di essa vi sono differenze notevoli e assumeva come uno dei criteri di distinzione in questo settore l'ascendenza ideologicoculturale dei singoli studiosi marxisti ; tra questi egli collocava in posizione particolare coloro che, formatisi alla scuola dello storicismo liberale e della sua interpretazione del Risorgimento, soltanto in una seconda fase si erano convertiti al marxismo . E metteva in prima fila Aldo Romano che, nella sua Storia del movimento socialista in Italia,*t si era distinto dagli altri storici marxisti per il rifiuto appena velato da qualche este­riore cautela formale, della tesi del Gramsci .3)
In realtà il Romano, ed il Romeo lo nota, respingeva solo la tesi di Sereni; e, a nostro parere, non per una cautela formale, per servirsi del Sereni quale falso scopo, ma per una ben precisa distinzione di Sereni da Gramsci, ispirata alle considerazioni che dianzi abbiamo fatto.
Quanto poi alle considerazioni del Romeo sulla origine liberale. di quegli studiosi marxisti meno disposti verso la tesi gramsciana, esse possono aver va­lore nel caso di specifiche individualità; non possono, però, costituire una linea generale di demarcazione. Tra Croce e Gramsci c'è infatti un nesso non soltanto dialettico, ma di comune matrice (in questo caso Spaventa, Labriola), ** per cui a noi sembra più facile l'evoluzione idcologico-eulturale verso le posi
') V. ROSARIO ROMEO, La storiografia politica marxista, in Nord e Sud, a. HI, n. 21. agosto 19S6, ora ripubblicato con il titolo. La storiografia marxista nel secondo dopoguerra, in Risorgimento e Capitalismo, Bari, 19S9, pp< 989.
*) Voli. 3, Torino, 1954-55.
3) ROSARIO ROMEO, Risorgimento e Capitalismo, alt., pp. 53-54.
*) Per argomentare questa asserzione rimando ad un mio saggio su Dieci anni di cultura democratica in Italia, pubblicato su Problemi del Socialismo, a. I, n. 1, gennaio 1958 e più specificamente alle pp 45 gg. di esso*