Rassegna storica del Risorgimento

DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
anno <1964>   pagina <32>
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S. Massimo Ganci
Ragionieri ed alla giovane storiografìa marxista del secondo dopoguerra 1 accusa dì voluto isolamento. Lo affermazioni del Cantimori erano vere sebbene egli non ne spiegasse le ragioni di fondo. Le quali, a nostro modo di giudicare anche per esperienza diretta, non erano solo di carattere contingente, quali l'aderenza ad una linea politica o il rispetto di una parola d'ordine, ma avevano presupposti più lontani nel tempo, da ricercarsi nella visione della vita che caratterizzava gli esponenti di quella corrente, nati per la maggior parte intorno agli anni venti e pervenuti all'età della giovinezza cosciente, in mezzo al tripudio della retorica conclusasi nella catastrofe del paese. Visione della vita disincantata e incapace di esaltazioni che portava questi rappresentanti della giovane sto­riografia marxista (per usare la definizione un po' sarcastica usata nei loro confronti dagli storici affermati ed ufficiali ) ad accettare l'asciutto scien­tismo del materialismo storico e ad accettarlo in maniera più o meno intransi­gente, a secondo del carattere umano degli individui singoli* appunto perchè in esso ritrovavano quel valore stabile di cui avevano bisogno, dopo la caduta più o meno rapida dei valori o disvalori del passato. Da qui il volontario isola­mento deprecato dal Cantimori che, in effetti, fu un periodo di raccoglimento non scevro di aspetti positivi, in quanto rese questo gruppo di giovani indubbiamente isolato ma, almeno a quel tempo, non sferzabile dalla caustica ironia con cui il Cantimori stesso dipingeva altri interessanti gruppi e gruppetti di giovani intriganti dall'aspetto facinoroso che si aggira (va)no per riunioni e corridoi, raccogliendo e distribuendo potins, facendosi vedere dove crede(va)no più con­veniente e utile alle loro carriere... . H che, tutto sommato, non era cosa da poco. Ma, a parte ciò, la Lettera di Cantimori, era anch'essa documento della esigenza di rinnovamento che si andava delineando a sinistra.
L'altro avvenimento culturale è l'ampio dibattito che ebbe luogo sulle pagine di Movimento Operaio tra il 1955 e il 1956, aperto dalla lettera di Armando Saitta ai collaboratori della rivista l) e denso di numerosi e qua­lificati interventi come quelli di Santarelli,s) Villari,8) Valiaui, *) Cantimori.s) Dibattito apertosi su di un'angolatura piuttosto circoscritta (sull'opportu­nità o meno di trasformare l'impostazione della rivista caratterizzata da una concezione storica quasi corporativa in una rivista dedicata alla storia d'Italia, nei secoli XVIIIXX, vista dall'angolo visuale del movimento operaio e contadino ), ma che si allargò ben presto, com'era logico al di là dei limiti della discussione sull'impostazione di Movimento Operaio ad una tematica più ampia, dalla quale emergevano due punti-chiave: 1) la necessità di un confronto tra la storiografia marxista e quella non marxista; 2) non l'abdicazione della concezione socialista e classista, ma solo la duplice esi­genza del superamento dell'isolamento aprioristico tra le mura della scuola) e della articolazione della ricerca, da parte degli storici di sinistra, in modo più ori­ginale ed autonomo dagli schemi partitici. Era la prima uscita che sottinteu-
1) Quale primo contributo alla nuova rubrìca Pro e contro , in Movimento Ope­raio, a. VII, n. I gennaio 1955.
2) Ivi, a. VII, n. 2, marzo-aprile 1955.
3) Ibidem.
*) Ivi, a. VII, n. 3-4, maggio-agosto 1955. *) /tri, a. Vili, n. 1-3, gennaio-giugno 1956.